martedì 15 ottobre 2024

Lascia che ti canti ancora


MILTIÀDIS MALAKÀSIS

CANTICO DEI CANTICI

Vieni e appoggia la testa bionda
nel mio abbraccio desideroso.
Ho ancora delle canzoni da cantarti,
ora che gli uccelli ti cullano.
La notte, vedi, ritorna vestita di nero,
tutti intorno dormono in silenzio,
vieni, mia preziosa, sognante,
ad inebriarmi con la tua mirra segreta.
Vieni e lascia che ti canti ancora una canzone;
vieni e appoggia la testa bionda
nel mio abbraccio desideroso;
ora che gli uccelli cantano,
vieni e lascia che ti canti ancora.

(da Malakàsis: sempre, 1964)

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Il poeta greco Miltiàdis Malakàsis, da seguace del simbolismo tendeva a catturare il momento fugace, enfatizzando il senso di irreversibilità e di futilità della realtà. Anche nell'amore è necessario dunque cogliere quanto più possibile l'intensità dell'attimo, come in questa replica parnassiana del Cantico dei Cantici.

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LOVETTA REYES-CAIRO, "AMANTI IN UN CIELO STELLATO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia è musica, suonata sullo strumento del linguaggio attraverso la composizione delle parole.
MILTIÀDIS MALAKÀSIS

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Miltiàdis Malakàsis, (Missolungi 1870 - Atene, 27 gennaio 1943), poeta greco. Autore di traduzioni dall'inglese e dal francese (le Stances di Jean Moréas col quale fu in rapporti di amicizia a Parigi), scrisse liriche eleganti tra il gusto parnassiano e il simbolistico, con forte influsso della poetica francese.


lunedì 14 ottobre 2024

Il tuo ramo fiorito


PAOLO VOLPONI

PORGIMI, AMORE

Porgimi, amore
il tuo ramo fiorito,

la menta mattutina
nel cui cespo chiaro
ai venti incerti di Ottobre
ripara l’allodola ferita,
l’azzurro ginepro degli altipiani
prossimi alla marina.

O la tua pietra
in bilico sul fiume,
la perduta foglia di salice
sull’acqua,
l’alga tenebrosa
dove un pesce invisibile respira.

Amore, amore,
porgimi del tuo albero
il frutto più alto
così la tua uva nascosta
e il piccolo orto
dal pettirosso fedele;

il tuo cavallino
dalla coda leggera,
la vipera che ti beve
il latte nel seno,
l’amoroso gallo
che ti sveglia
e la civetta compagna
alle tue notti di luna.

Porgimi, amore,
il tuo mutabile tempo giovanile,
l’immobile sole
e il quarto di luna
della tua esatta stagione.

(da L'antica moneta, Vallecchi, 1955)


Paolo Volponi, poeta e scrittore di Urbino, nelle sue poesie segna un legame forte con la natura: questa specie di inno o preghiera è un'invocazione al mito della madre terra - l'io lirico fonde la donna e la terra, cerca l'armonia per ritrovare se stesso, " il tentativo di una perfezione e di una felicità".

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FOTOGRAFIA © LISA FOTIOS/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La natura è mutata nel corso di milioni di anni, facendosi sempre più bella e fertile secondo la distinzione e il riconoscimento degli uomini.
PAOLO VOLPONI, Alfabeta, luglio-agosto 1983

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Paolo Volponi (Urbino, 6 febbraio 1924 – Ancona, 23 agosto 1994), scrittore, poeta e politico italiano, senatore della Repubblica Italiana nel corso di due legislature. Partito da una posizione tardoermetica e neorealista, approdò al poemetto narrativo, propedeutico alla sua attività di romanziere.


domenica 13 ottobre 2024

Una tua foglia gialla


KIKÍ DIMULÀ

AUTOGRAFO

Una tua foglia gialla, autunno,
si sedette su un vento gentile
e mi seguì con insistenza.

L'ho presa
e la conservo
come qualcosa di simbolico da parte tua,
come un autografo amichevole,
forse come un "grazie"
che non mi è arrivato
quest'estate.

L'ho presa
e sto esaminando
le tue intenzioni
nei miei confronti quest'anno.

(da In contumacia, 1958)

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In contumacia è la raccolta del 1958 in cui la poetessa greca Kikí Dimulà si sottopone - lei assente - al processo davanti alla corte della vita. L'autunno è un semplice accadimento, è una certificazione dello scorrere del tempo.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Stai camminando in un deserto. Si sente il cinguettio di un uccello. Per quanto sia improbabile che un uccello resti sospeso nel deserto, sei obbligato a costruirgli un albero. Questa è la poesia.
KIKÍ DIMULÀ

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Vasiliki “Kikí” Dimulà nata Radou (Atene, 19 giugno 1931 – 22 febbraio 2020), poetessa greca. Impiegata a lungo presso il Banco di Grecia, fu ammessa all’Accademia di Atene nel 2002. La sua poesia tratta l’assenza, la perdita, la società, la solitudine e il tempo con la personalizzazione di concetti astratti e l’uso insolito di parole comuni, spesso con un velo di amara ironia.


sabato 12 ottobre 2024

Fleur Adcock


La poetessa neozelandese Fleur Adcock è morta all’età di 90 anni. Nata in Nuova Zelanda da genitori inglesi, che la riportarono nell'Inghilterra in tempo di guerra quando era bambina, trascorse l'adolescenza in Nuova Zelanda, per raggiungere Londra negli Anni ‘60 e rimanervi  Come la sua connazionale Katherine Mansfield, mostra un intenso attaccamento e un acuto senso di distacco dal suo paese natale. I temi dell'identità e del radicamento culturale sono importanti nella sua poesia, così come le preoccupazioni per "l'umanità": l’amore, il sesso, i sogni, l’ambizione, la malattia, la crudeltà, la gentilezza. Di lei Carol Ann Duffy ha detto: “Ha un tono ingannevolmente rilassato, attraverso il quale il lato più affilato del suo talento si incontra come una lama di rasoio in una pesca”.

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FOTOGRAFIA © RNZ

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USCENDO DALLA TATE

Uscendo col tuo pacco di cartoline
in una borsa della Tate Gallery e un altro pacco
di quadri stipati in testa ti fermi
sugli scalini a guardare oltre il fiume

e ce n'è uno nuovo: edifici luminosi,
un rivolo d'acqua scura, e un cielo
che ti domandi chi l'ha dipinto - Constable? No:
troppo sfavillante. Crome? No: troppo estatico -

un cielo assurdo puro pre-raffaelita,
forse, un blu assoluto con qualche ciuffo bianco
che lo percorre (oggi, che è
aprile. Un altro giorno sarebbe diverso

ma non importa. I cieli funzionano tutti).
Scendi a quel particolare in basso a destra:
gabbiani che beccano fango, sotto
quei due palazzi di uffici e una strada Georgian.

Ora spostati a sinistra, e includi i platani
che ondeggiano di gemme, quell'edificio di mattoni
e un autobus rosso… Stacca proprio lì,
dal lampione. Il ponteggio lascialo dentro.

Quello sarà il prossimo. Strano come
questi quadri all'esterno non esistessero
prima di guardare i quadri all'interno,
quelli sulle pareti. Ma eccoli qui ora,

a marciare fuori dal loro panorama
e a mettersi in fila per quel mirino
che è il tuo occhio. Li puoi isolare
tenendo fermi i muscoli ottici.

Puoi fare una zumata su studi di figure
(il ragazzo con lo zaino), o nature morte,
astratti, paesaggi urbani. Non li ha fatti nessuno.
Li ha dipinti la luce. Sei tu che presiedi

la giuria di selezione. Lascia lo spazio
che vuoi tra quelli che appendi,
e gioisci. L'arte si moltiplica.
Arte è tutto quello che decidi di incorniciare.

(da With a Poet's Eye, A Tate Gallery Anthology, 1986 –Traduzione di Giorgia Sensi)

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COSE

Ci sono cose peggiori che essersi comportati in modo sconsiderato in pubblico.
Ci sono cose peggiori di questi piccoli tradimenti,
commessi o subiti o sospettati; ci sono cose peggiori
che non riuscire a dormire per averci pensato.
Sono le 5 del mattino. Tutte le cose peggiori entrano furtivamente
e si fermano gelide sul letto, con un aspetto sempre peggiore
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(da Poesie scelte, 1986)

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Mi piace avere il ritmo giusto. Non il metro, ma il ritmo. C'è una differenza così profonda tra ritmo e metro.
FLEUR ADCOCK, Jogos Floraia, 28 maggio 2018

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Fleur Adcock (Papakura,10 febbraio 1934 –  11 ottobre 2024), poetessa e redattrice neozelandese. La sua poesia è incentrata su temi di luogo, relazioni umane e attività quotidiane, ma spesso con una svolta oscura data agli eventi banali di cui scrive. Dal classicismo iniziale è passata all’introspezione psicologica.


venerdì 11 ottobre 2024

Tempi d’ottobre


ANDREA ZANZOTTO

DA UN ETERNO ESILIO

Da un eterno esilio
eternamente ritorno

e coi giorni mi volgo e mi confondo,
vado, da me sempre più lontano,
divelto per erbe prati e tempi
d’ottobre
e silenzi confidati agli orecchi
da stelle e monti.

(dall’Appendice dell’edizione del 1981 di Vocativo, 1957)

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Nell'identificazione tra paesaggio e corpo seguita alla grave crisi nervosa che fu all'origine dei versi di Vocativo, Andrea Zanzotto non è in grado di rendere il suo “esilio” dal paesaggio qualcosa di eterno, ma ritorna di continuo a quel materialismo che sfida il suo desiderio metafisico: e sono quei prati autunnali, quei monti del Veneto, “questa artificiosa terra-carne” che lo trattiene come se fosse una specie di Odisseo al contrario.

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VINCENT VAN GOGH, "PAESAGGIO DI SAINT-RÉMY"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

E tutte le cose a me intorno / colgo precorse nell’esistere.
ANDREA ZANZOTTO, Vocativo

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Zanzotto_AndreaAndrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia, che scava profondamente nella materia linguistica, è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.


giovedì 10 ottobre 2024

Cadano le foglie


NIKOS KARÙZOS

MONITO

Non dispiacerti che in autunno
cadano le foglie.
La tua stessa tenerezza
le riporterà sugli alberi.
Non versare lacrime; tutti apparteniamo
alla risurrezione.

(da Il trionfo del tempo, 1997)

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Filosofico, religioso di un misticismo cristiano ortodosso che si trasforma in esistenzialismo: il poeta greco Nikos Karùzos non si dispiace per l'arrivo dell'autunno, per la stagione fredda che arriva. Tutto fa parte del ciclo delle stagioni e della vita - dice - tutto ha una sua resurrezione.

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FOTOGRAFIA © WALLHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

I simboli provengono dal lento costeggiare dell’anno / Le rive di quattro stagioni; / Fuochi di tre stagioni insegnano in autunno / E note di quattro uccelli.
DYLAN THOMAS, 25 poesie

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Nikos Karùzos (Nauplia,  17 luglio 1926 – Atene, 28 settembre 1990), poeta della prima generazione del dopoguerra. La sua poesia, caratterizzata come filosofica, religiosa, mistica, si distingue per un traboccamento esistenziale, che la spinge  verso la fusione con l'universo sensibile.


mercoledì 9 ottobre 2024

Stretti come polsi


KARL KROLOW

LA COPPIA

I

Stretti come polsi.

Guarda il nostro aereo silenzioso,
l'aquilone del bambino,
non più trattenuto
dalle dita sulla costa
su cui si dice
adesso buonanotte.

Il piccione viaggiatore tra di noi
sale sempre più su.

Siamo in una bella casa
senza porte, cielo,
azzurro sui nostri corpi
che non si può cancellare.

II

L'altra vita
con due paia di occhi.

Siamo febbricitanti
come pietre
al sole.

Natura morta di vestiti tolti.

La nostra oscurità, come, olio acceso
versato pericolosamente dalla finestra.

Il nostro respiro vola via
dalla nostra bocca comune.

1962

(da Mani invisibili, 1962)

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L'osservazione della stanza della prima strofa diventa - in questa poesia di Karl Krolow - l'intenso erotismo della seconda, come se il poeta tedesco avesse voluto passare dalla visione esteriore a quella interiore dell'intimità della coppia.

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JACK VETTRIANO, "COPPIA CHE DANZA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

In un certo senso sembra che una poesia non debba essere 'finita'. Deve avere la possibilità di trasmettere il suo soggetto, il suo materiale alla poesia successiva.
KARL KROLOW

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Karl Krolow (Hannover, 11 marzo 1915 – Darmstadt, 21 giugno 1999) conosciuto anche come Karol Kröpcke, poeta tedesco. Si è affermato come una fra le voci più autentiche della moderna lirica tedesca con raccolte di versi che si ispirano a una visione della natura sensitiva e precisa, in uno stile che contempera le esigenze innovatrici con un senso vigile della tradizione.