Due poesie che descrivono l’inquietudine di ottobre, magari non sul principio del mese, ma quando è già avanzato e annuncia con la caduta delle foglie l’arrivo dell’argentiere di nebbie novembre: quella malinconia inesplicabile è il tema dei versi di Ángel González e di Franco Fortini.
.FOTOGRAFIA © PAT LITTLE / AP
ÁNGEL GONZÁLEZ
A VOLTE, IN OTTOBRE, È QUELLO CHE AVVIENE
Quando non succede nulla,
e l’estate se ne è andata,
e le foglie cominciano a cadere dagli alberi,
e il freddo arrugginisce gli argini dei fiumi
e fa più lento il corso dell’acqua;
quando il cielo sembra un mare violento,
e gli uccelli cambiano paesaggio,
e le parole si sentono ogni volta più lontane,
come sussurri che il vento disperde;
allora,
si sa,
quello che avviene:
le foglie, gli uccelli, le nuvole,
le parole disperse e i fiumi,
ci riempiono di un’improvvisa inquietudine
e di pena.
Non cercatene il motivo nei vostri cuori.
È soltanto ciò che ho detto:
è quello che avviene.
(da Narices, buhitos, volcanes, 2000)
.
.
.
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FRANCO FORTINI
CONGEDO
Piccola notte, è I’ora di lasciare
La lampada, e dormire.
Quali voci per le vie
A quest’ora? È I’ottobre
Dei carbonai, la nebbia.
Questo piccolo mondo ora non duole
Ed è buio e lontano
Coi suoi deboli treni.
È I’ora di lasciare
La lampada e guardare
Senza rimpianto il sonno.
1954
(da Poesia e errore, Feltrinelli, 1959)
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LA FRASE DEL GIORNO
Ottobre volge in oro foglie d’acero; / Molte sono cadute, una indugia; / Presto scivolerà dal ramoscello / Soldo da dita di un avaro che muore.
THOMAS ALDRICH
Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12 gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.
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