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sabato 5 aprile 2025

Un’eco di memoria


SALVATORE QUASIMODO

S'ODE ANCORA IL MARE

Già da più notti s'ode ancora il mare,
lieve, su e giù, lungo le sabbie lisce.
Eco d'una voce chiusa nella mente
che risale dal tempo; ed anche questo
lamento assiduo di gabbiani: forse
d'uccelli delle torri, che l'aprile
sospinge verso la pianura. Già
m'eri vicina tu con quella voce;
ed io vorrei che pure a te venisse,
ora, di me un'eco di memoria,
come quel buio murmure di mare.

(da Giorno dopo giorno, Mondadori, 1947)

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"E questa voce non ignota / a noi per sillabe risuona / scorrendo sopra il mare": Salvatore Quasimodo tradusse così il frammento 98 di Saffo. "S'ode ancora il mare", poesia scritta dopo la traduzione dei Lirici greci riverbera ancora quella sensazione, ammantata della nostalgia per la terra natia, di chi si trova a vivere lontano e della Sicilia serba solo una vivida memoria.

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FOTOGRAFIA © MANFREDI TAGLIALAVORO/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO  

A te ignota è la terra / dove ogni giorno affondo / e segrete sillabe nutro.
SALVATORE QUASIMODO, Acque e terre

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Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo.  Essenziale ed epigrammatico, ha  temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.


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