ANDRÉ FRÉNAUD
I NAVIGLI DI MILANO
Gentile, quotidiana domenica in riva all'acqua
d'un vecchio quartiere ancora a galla,
isola di quiete da te sì lontana, Milano,
fra i tuoi clamori.
Naviglio grande dove larghe lastre
costeggiano l'acqua limacciosa,
il catrame ondeggiante fino a sfiorar San Gottardo.
Dolce acqua dimenticata dal tempo e dal Comune,
commercio in sordina, barconi
carichi di grigia rena e pietrame.
L'acciottolato minuto, le lavandaie che picchian sodo,
il palpito lieve dei panni nell'aria pallida,
e i monelli che si rincorrono sull'acqua sporca
come giovani iddii.
Bonaria fra gli orti, la trattoria
col gioco delle bocce e i piccoli sonatori sotto la pergola,
la tavola dai piedi tozzi, i bicchieroni di rosso,
le persiane sul ballatoio, l'alloro.
Luce e ombra egualmente gioviali
sull'angusto balconcino dove s'impiglia
a sera il sole giallo e scompare.
Ticinese, Ticinese. Tutti i cinesi
oggi lavorano negli uffici.
Distruggeranno tutto, Ettore Mezzo. Il neon
annienterà l'antico chiarore dell'olio.
E i torpedoni romberanno sull'autostrada
dove un tempo, sulla soglia di casa,
l'acqua stanca scorreva per l'ingenua gioia
del popolino lavoratore.
(da Non c'è paradiso, 1962 - Traduzione di Giorgio Caproni)
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Una Milano che non c’è più, una Milano di oltre sessant’anni fa quella ritratta dal poeta francese André Frénaud: se è ancora possibile trovare lungo il Naviglio Grande a Porta Ticinese le trattorie, sono certamente sparite da un bel pezzo le lavandaie con le ceste, il sapone, gli assi e i panni, le chiatte piene di sabbia e di pietrisco, gli stessi giocatori di bocce. Una Milano e un’Italia da boom economico, ancorata da un lato alla memoria e alle ristrettezze del passato e lanciata dall'altro verso un futuro di progresso che porterà il benessere certo ma – come già presagisce lo stesso Frénaud – distruggerà tutto quel mondo: il cemento invaderà la città, le fabbriche inghiottiranno i lavoratori, il neon sostituirà le lampade a olio e a sua volta sarà sostituito dai led.
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FOTOGRAFIA © STORIE DI MILANO
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LA FRASE DEL GIORNO
Non riuscendo a realizzare le sue aspirazioni, il "progresso" chiama aspirazione ciò che si realizza.
NICOLÁS GÓMEZ DÁVILA, In margine a un testo implicito
André Frénaud (Montceau-les-Mines, 26 luglio 1907 – Parigi, 21 giugno 1993), poeta francese. La sua poesia è classicheggiante, ma improntata spesso a una segreta negligenza espressiva. Evitando la retorica, mira a esprimere la ricerca dell'assoluto, l'unità e la complessità del mondo, il mistero dell'uomo su questa terra.
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