LOUISE GLÜCK
CANZONE DEL LIUTO
Nessuno vuol essere la musa;
alla fine, tutti vogliono essere Orfeo.
Eroicamente ricostruito
(da terrore e dolore)
e poi travolgentemente bello;
ristabilita, in definitiva,
non Euridice, la compianta,
ma l'ardente
spirito di Orfeo, reso presente
non come essere umano, piuttosto
come pura anima resa
distaccata, immortale
attraverso un narcisismo deviato.
Ho fatto un'arpa di disastro
per perpetuare la bellezza del mio ultimo amore.
Eppure nella mia angoscia, così com'è,
rimane la lotta per la forma
e i miei sogni, se parlo apertamente,
hanno meno il desiderio di essere ricordati
che il desiderio di sopravvivere,
che è, io credo, il più profondo desiderio umano.
(da Nuovi poeti americani, Einaudi, 2006 - Traduzione di Elisa Biagini)
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La poetessa statunitense Louise Glück ama innestare nella sua precisione tecnica che indaga i rapporti familiari, il divorzio, l’amore finito, le vicende dell’esistenza e la solitudine, quelli che definisce “simboli classicheggianti”: qui è il mito di Orfeo – il poeta – e di Euridice – l’amata musa - modernizzando i sentimenti: Orfeo non può salvare Euridice, che rimane nell’Ade, ma non può nemmeno salvare se stesso con la sua poesia, può soltanto rivivere attraverso l’esperienza del suo testo fatta da un altro lettore.
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EVARISTO BASCHENIS, “NATURA MORTA CON STRUMENTI MUSICALI”
.LA FRASE DEL GIORNO
La parola “poeta” deve essere usata con cautela; nomina un'aspirazione, non un'occupazione. In altre parole: non è un nome per un passaporto.
LOUISE GLÜCK, L’educazione del poeta
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