ANTONIA POZZI
BELLEZZA
Ti do me stessa,
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch'io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo –
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette –
4 dicembre 1934
(da Parole, 1939)
.
“Ti do me stessa” ripete Antonia Pozzi: l’anafora suddivide le tre parti della giornata, mattino, pomeriggio e notte a indicare un amore totale, capace di riversare intera tutta la sua meraviglia così come gli spettacoli naturali offerti all’emozione. L’invito è all’amato, perché accolga in sé questa esile creatura, perché la lasci fremere al vento dell’amore: “Nel cielo limpido infatti / sorgono a volte piccole nubi, / fili di lana / o piume - distanti – / e chi guarda di lì a pochi istanti / vede una nuvola sola / che si allontana.
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ANONIMO DI SCUOLA RUSSA, “BALLERINA DEL BOLSCIOI”, PART.
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LA FRASE DEL GIORNO
Ma noi siamo come l’erba dei prati / che sente sopra sé passare il vento / e tutta canta nel vento / e sempre vive nel vento, / eppure non sa così crescere / da fermare quel volo supremo / né balzare su dalla terra / per annegarsi in lui.
ANTONIA POZZI, Parole
Antonia Pozzi (Milano, 13 febbraio 1912 – 3 dicembre 1938), poetessa italiana. Laureatasi in Filologia con una tesi su Flaubert, si tolse la vita dopo una contrastata storia d’amore. Il suo diario poetico Parole fu pubblicato postumo, nel 1939: composto a partire dai diciassette anni, riflette un'amara e inquieta sensibilità in cui si avverte l'influsso della lirica di Rilke.
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