ÓSCAR HAHN
TELESPETTATORE
Eccomi di nuovo
nel mio appartamento di Iowa City
sorbisco il mio piatto di zuppa Campbell
davanti al televisore spento
lo schermo riflette l'immagine
del cucchiaio che entra nella mia bocca
Sono la pubblicità di me stesso
che non annuncia niente a nessuno.
(da Mal d'amore, 1986)
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Il poeta cileno Óscar Hahn critica ancora, dopo Supermercato, la società dei consumi, e lo fa dal suo interno, da quegli Stati Uniti dove viveva esule dopo il golpe militare del 1973. Se in Supermercato lo sfregio era fare l’amore in una delle grandi cattedrali del consumo (“Esaminiamo il nuovo prodotto / pubblicizzato dalla televisione / E all’improvviso ci guardiamo negli occhi / e sprofondiamo l’uno nell’altra // e ci consumiamo”) qui il gesto di sfida è sì quello di un uomo che si ostina a resistere, ma anche quello di un uomo comunque vinto dal sistema, visto che “consuma” un barattolo di zuppa Campbell. La sua vendetta è tutta in quel televisore spento dove egli stesso diventa una vana réclame che nessuno vedrà.
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FOTOGRAMMA DA UNO SPOT CAMPBELL
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LA FRASE DEL GIORNO
La pubblicità fa più danni della pornografia perché unisce l'inutile al dilettevole.
ENNIO FLAIANO, Il gioco e il massacro
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