CORRADO GOVONI
IL MIO VINO
Mi dissero: «Perché non bevi?
Tu vedi doppio; e puoi dimenticare...»
Mi buttai sopra il vino a bergli l’anima.
Bevvi la vigna in erba
con i pali celesti di solfato,
e bevvi la vendemmia coi suoi canti,
con tutte le sue vespe come gemme
e il pigiatore rosso
che schiacciava danzando l’uva matura.
Ma il vino mi tagliò solo le gambe.
Non vidi doppia che la mia sventura.
(da Preghiera al trifoglio, 1953)
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È un Corrado Govoni ormai maturo e segnato dalla vita - il figlio Aladino fu trucidato alle Fosse Ardeatine nel 1944 - quello che scrive questa poesia: non si può sfuggire alla realtà, è la sua considerazione ultima, non si può trovare una via di fuga tranne forse nella poesia, “esistenza ideale, volubile indipendente ed estrosa” in contrasto con “la realtà quotidiana comune, schiava di mille pregiudizi convenienze legami e leggi ed odiosissime necessità di famiglia e di civile società”.
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VICTOR BAUER, “POURING WINE”
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LA FRASE DEL GIORNO
Il vino mi ama e mi seduce solo fino al punto in cui il suo e il mio spirito si intrattengono in amichevole conversazione.
HERMANN HESSE, Aforismi
Corrado Govoni (Tàmara, 29 ottobre 1884 – Lido dei Pini, 20 ottobre 1965), poeta e scrittore italiano. Dopo una prima esperienza crepuscolare aderì al futurismo, staccandosene in seguito per proseguire su una strada più personale, capace di coniugare toni crepuscolari, liberty e simbolisti.
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