SANDRO PENNA
MI NASCONDA LA NOTTE E IL DOLCE VENTO
Mi nasconda la notte e il dolce vento.
Da casa mia cacciato e a te venuto
mio romantico fiume lento.
Guardo il cielo e le nuvole e le luci
degli uomini laggiù così lontani
sempre da me. Ed io non so chi voglio
amare ormai se non il mio dolore.
La luna si nasconde e poi riappare
- lenta vicenda inutilmente mossa
sovra il mio capo stanco di guardare.
(da Poesie, Garzanti, 1957)
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Sono versi di un uomo stanco questi di Sandro Penna, pervasi di una oscura malinconia: lì, sulla riva del Tevere, la solitudine gli appartiene, “l’incapacità di stabilire e di esprimere un rapporto razionale e riconoscibile con il mondo” come rilevò Giacomo Debenedetti, quell’impossibilità di relazionarsi che farà dire al poeta “Il mio canto d'amore, il mio più vero / era per gli altri una canzone ignota”.
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IMMAGINE © MRWALLPAPER
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LA FRASE DEL GIORNO
Il giorno ha gli occhi di un fanciullo. Chiara / La sera pare una ragazza altera. / Ma la notte ha il mio buio colore, / il colore di un cupo splendore.
SANDRO PENNA, Poesie
Sandro Penna (Perugia, 12 giugno 1906 – Roma, 21 gennaio 1977), poeta italiano. Con toni epigrammatici, le sue poesie esprimono spesso un’intenso desiderio sensoriale di vita talora malinconico e cantano l’amore omosessuale (“Poeta esclusivo d’amore”, si definì egli stesso).
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