ALFONSO GATTO
AL CONFINE
Graniva sull'implume grigio del cielo l'alba.
Il treno più leggero, senza rumore, forse l'impatto della neve.
Batteva dentro il fiato, la guarda di frontiera
guanto su guanto il nome della città straniera.
Erano nomi e nomi d'un mondo che perdeva
la ragione del nome. Era finito il male,
finita la ragione d'avere il proprio nome.
E ne restava un bianco impresso di parole
senza pronuncia o voce.
(da Poesie d’amore, 1972)
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Una stazione coperta dalla neve. Il treno rallenta, si ferma. Sale il doganiere a controllare i documenti. Ma tutto è come ovattato, svanisce quasi, cancellato da quella neve scesa a confondere i confini. Anche i nomi, le identità, vengono annullati in terra straniera: quel confine tra persona e persona, quel simbolo di appartenenza, quel marchio che poniamo sulle nostre cose, perde significato.
È lo stesso Alfonso Gatto a spiegare: “Credo che soltanto il male, nel distinguere, nel definire, abbia bisogno di «nomi» nello stabilire la proprietà, il dare e l’avere dell’uomo. Il nome è il confine del «mio» e del «tuo». Per un mondo che lungo il suo viaggio va tramontando in un bene uguale, i nomi, ormai parole senza voce, sono segni superstiti, sigilli svaniti”.
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Fotografia © Lucian Olteanu
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LA FRASE DEL GIORNO
Nulla è più odioso dei confini, nulla è più stupido dei confini. Sono come i cannoni, come i generali: fino a che la ragione, l’umanità e la pace sono in vigore, non ci si accorge di loro e se ne ride – ma non appena scoppia la guerra e la follia essi diventano importanti e sacri.
HERMANN HESSE, Vagabondaggio
Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.
2 commenti:
..ho dovuto rileggerla parecchie volte questa poesia...mi è molto diffile...e non credo di averla compresa.
...com'è vera la frase del giorno....
...è il nostro "male"...che ci segna i "confini".
ciao Vania
È una poesia molto ermetica, criptica. Il tema sono i confini, non solo quelli geografici, ma anche quelli tra persona e persona.
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