VICENTE ALEIXANDRE
LENTA UMIDITÀ
Felice ombra dei capelli
che serpeggia quando il sole è al tramonto,
simile a giunchi aperti - è tardi; fredda
umidità lasciva, quasi polvere -.
Delicata una cenere,
il grembo segreto del giunco,
serpente tenero senza veleno
di cui lo sguardo verde non fa male.
Addio. Dondola il sole
i quasi rossi, quasi verdi raggi.
La triste fronte aureolata immerge.
Umido, freddo, sapore di terra.
(da La distruzione o amore, 1935)
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“La distruzione o amore” è una raccolta di poesie del sivigliano Vicente Aleixandre molto meditata e dolorosa: quella “o” disgiuntiva nel titolo è già il risultato finale, la conclusione che l’amore è sì la forza radicale dell’essere e della vita, ma raggiungibile solo con la dissoluzione della forma e della vita stessa. Molti critici hanno ravvisato analogie con l’estasi amorosa di Santa Teresa, coronata dalla morte. Alla luce di tale equazione amore=morte, del resto non nuova in quanto sviluppata ad esempio da Giacomo Leopardi e da Guido Gozzano, va allora letta questa lirica, la più breve delle 54 che compongono il volume.
Aleixandre esprime il suo surrealismo romantico dipingendo una scena serale, tappezzando di analogie dal vago sentore di muschio il lento tramontare del sole: dissoluzione della forma, si è detto sopra, ed ecco che, come in un dipinto di Picasso, l’elemento naturale del tramonto viene scomposto in un delirio di parti e di colori che si confondono, dall’ombra dei capelli alle radici dei giunchi, dalla loro verde cima alla fronte del sole; i rossi e i verdi si uniscono e si disperdono in un gioco quasi psichedelico. E sullo sfondo rimane quel triste odore di morte: la cenere, l’umidità, la polvere, il freddo, il sapore della terra…
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FOTOGRAFIA © SINOPSIS
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LA FRASE DEL GIORNO
Voglio sapere se il cuore è una pioggia o un confine, / quel che resta da parte quando due si sorridono, / o è solo la frontiera tra due mani recenti / che stringono una pelle calda che non divide.
VICENTE ALEIXANDRE, La distruzione o amore
Vicente Aleixandre (Siviglia, 26 aprile 1898 – Madrid, 14 dicembre 1984), poeta spagnolo della Generazione del’27, passò dall’iniziale Surrealismo a una visione antropocentrica. Fu insignito del Premio Nobel nel 1977. “per un'opera di creazione poetica innovativa che illustra la condizione dell'uomo nel cosmo e nella nostra società attuale”.
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