martedì 17 novembre 2009

Bimillenario di Vespasiano

“Al figlio Tito che gli rimproverava di aver avuto l’idea di porre una tassa persino sull’orina, mise sotto il naso la prima somma proveniente da quell’imposta, chiedendogli «Sei offeso dall’odore?» E rispondendogli Tito negativamente, riprese: «Eppure viene dall’orina!»”. Da questo celebre passo di Svetonio deriva la fama di Tito Flavio Vespasiano, imperatore romano nato a Rieti duemila anni fa, il 17 novembre del 9 dopo Cristo.

Pochi ricordano che questo sabino di modeste origini combatté in Britannia tra il 43 e il 47 e portò la guerra in Giudea tra il 67 e il 69 e che, divenuto imperatore dapprima contro Vitellio, poi con il beneplacito del Senato, riuscì a sedare la guerra civile, a rafforzare le frontiere e a dare il via ai lavori del Colosseo, il cui vero nome è Anfiteatro Flavio. Ma tutti conoscono questa storiella delle latrine, che ha portato addirittura a dare il nome di “vespasiano” al gabinetto pubblico. La storia sa davvero essere beffarda…

Vespasiano fu per un certo verso uno speculatore edilizio: aveva un accento insopportabile e non conosceva bene la grammatica, ma sapeva come fare soldi – le tasse, il saccheggio di Gerusalemme – e aggirare il Senato. “Pecunia non olet”, il denaro non puzza, fu il suo motto. Così, forse per elevarsi dalle umili origini, amava l’arte e l’insegnamento: diffuse la pubblica istruzione, affidando al retore Quintiliano un posto di grande prestigio; allargò il potere ai ceti medio-bassi, elevando piccoli imprenditori, burocrati, affaristi, esattori. Il fatto è che la dissennata gestione di Nerone aveva lasciato un enorme debito pubblico nella Roma imperiale. Sembra quasi una ripicca la costruzione del Colosseo sui resti della Domus Aurea neroniana: un grande edificio dove si sarebbero messi in scena spettacoli per la plebe. Ma Vespasiano diede il via a un progetto che ridisegnò l’Urbe e che la sua dinastia, i Flavi, proseguirono: il Palatino, il Tempio della Pace, il Campidoglio, il Campo Marzio nacquero allora.

Vespasiano, violento e poco democratico, riuscì a risollevare le sorti finanziarie di Roma e a costituire la sua dinastia: alla sua morte, avvenuta alle terme di Cutilie, in Sabina, nel 79, gli successe Tito, che avrebbe portato avanti l’imponente programma delle opere pubbliche.

 

Busto di Vespasiano (Mosca, Museo Pushkin)

 

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LA FRASE DEL GIORNO
Il bisogno innalzò i troni, le scienze e le arti li hanno consolidati.
JEAN-JACQUES ROUSSEAU, Discorso sulle scienze e sulle arti

2 commenti:

Gianna ha detto...

Molto interessante Daniele.

DR ha detto...

Sì, la storia sa sempre stupire. Vespasiano ricorda molti personaggi del mondo politico odierno...