GOTTFRIED BENN
TRISTESSE
Le ombre non errano solo nei piccoli boschi,
dinanzi ai quali è il prato d’asfodeli,
errano in mezzo a noi e già nelle tue
tenerezze, se ancora ti culla il sogno.
Quel che è carne – di rose e di spine,
quel che è seno – ondulato velluto,
e i capelli, le ascelle, i profondi
meandri, lo sguardo sì caldo di fiamma:
ciò reca il tempo di ieri: i confidenti d’allora
e ancora il tempo di ieri: se più questo non baci,
non ascoltare, le sommesse e le imperiose
promesse hanno il termine loro.
E poi novembre, solitudine, tristesse,
tomba o bastone che lo storpio regge –
non benedicono i cieli, solo il cipresso,
l’albero mesto, si sta grande e immoto.
1954
(da Apréslude, 1955 - Traduzone di Ferruccio Masini)
.
La tristezza del poeta tedesco Gottfried Benn - anzi, la tristesse, con vocabolo francese - è metafisica, è quell'immateriale che parla all'anima in un bosco di novembre, che evoca ricordi e illusioni perdute: "Oh, le rose - le ultime, e le onde dei garofani, e il bosco e la terra - tutto è stato consumato. C'è silenzio intorno a me, un silenzio mai udito prima".
.
FOTOGRAFIA © JPLENIO/PIXABAY
.
LA FRASE DEL GIORNO
Ovunque sono uomini, lì dimoreranno anche dei.
GOTTFRIED BENN, Problemi della lirica
.
Gottfried Benn (Mansfeld, 2 maggio 1886 – Berlino, 7 luglio 1956), poeta, scrittore e saggista tedesco. Formatosi nel clima dell’Espressionismo, virò verso un Decadentismo fortemente venato di un nichilismo che coltivò maggiormente dopo il dissidio con il nazionalsocialismo, cui aveva aderito ai primordi e che gli vietò qualsiasi attività letteraria, considerando la sua “arte degenerata”
Nessun commento:
Posta un commento