PIERO BIGONGIARI
L'ARNO
È nell’Amo un lamento che non udremo
dagli altri ponti, in polvere azzurra
spariscono quelle favolose finestre:
vi appoggiaste per un niente coi gomiti acuti
mordendo le albicocche repentine.
Colme di rena pesano le barche
tra la piena dei ponti,
e il vento arde i cortili, agita un’alta
luna sul colle e quaggiù un folle sguardo
in occhi puerili.
Un ricordo vi manca, o mie serrate
fanciulle alle fontane
udendo empirsi i secchi e in vane orme
la vostra vita: sui ginocchi strane
guardate il mondo e forse sorridete.
(da La figlia di Babilonia, Parenti, 1942)
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Un'immagine di prima estate e di anni lontani nei versi del poeta toscano Piero Bigongiari: l'Arno - fiume familiare e sacro, "una specie di Giordano”, come scrive Silvio Ramat - si porta via i riflessi di cielo azzurro e le chiatte che portano sabbia, conduce via la luna e le memorie delle ragazza chine con i secchi lungo le rive.
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FOTOGRAFIA © PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Un ozio il mio tempo innalza ai vetri / più alti come sale / l’ombra sulla ringhiera.
PIERO BIGONGIARI, La figlia di Babilonia
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Piero Bigongiari (Navacchio, 15 ottobre 1914 – Firenze, 7 ottobre 1997), poeta e critico letterario italiano. Insegnò storia della letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze. È considerato esponente di un ermetismo purista in cui dominano metafisicamente il tema dell’assenza, un forte anelito religioso e la trasfigurazione simbolica della realtà.
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