CONCHA MÉNDEZ
ASSENZA
Il mio sguardo è rivolto al passato,
e, in ore che non scordo, ti trattiene
incastonato la mia memoria.
L'ampio fiume del tuo paese; il sogno
di quel paesaggio vissuto con te.
La tua differenza. Vagabondare
per mari di speranze inesistenti…
Penso a tutto ciò oggi. Quanto è lontano
il profilo intimo di quelle ore!
Io ho tagliato il filo che era invisibile,
sciolti gli ormeggi ormai, levata l'ancora.
Mi ricordo di te oggi e non ci credo.
L'Avana, 1939
(da Piogge legate, 1939)
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"Vieni, Tristezza, sorella mia che da me stessa da secoli sei /generata o forse da millenni, / vieni a vestire le mie ore, che non si sentano nude": nel 1939 la poetessa spagnola Concha Méndez è esule all'Avana con il marito, il poeta Manuel Altolaguirre. La condizione di esuli è dura, ed è evidente in questi versi lo sconforto dovuto alla sconfitta repubblicana in Spagna, alla scomparsa dei circoli letterari in cui era cresciuta, alle difficoltà della vita in un paese straniero.
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FOTOGRAFIA © Q000024/PXHERE
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LA FRASE DEL GIORNO
Cento confini ha visto la mia fronte / muovermi è la mia vita...
CONCHA MÉNDEZ, Ombre e sogni
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Concha Méndez, pseudonimo di Concepción Méndez Cuesta (Madrid, 27 luglio 1898 – Città del Messico, 7 dicembre 1986), poetessa spagnola della Generazione del '27. La sua poesia è distinta in due fasi: la prima modernista, influenzata da García Lorca e Alberti, la seconda oscura e intimista, dai toni esistenzialisti, segnata dall'esilio.
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