FAUSTO MARIA MARTINI
ELEGIA DEL CAFFÈ-CONCERTO
Fausto, povero Fausto, solo solo!
stai rannicchiato come un usignolo,
ma si vede che il tuo nido è di spine!
Che guardi? guardi agli ori, alle stelline
di quella ch'ora canta in palcoscenico?
o guardi, forse, al tremolar dei seni,
dei seni tondi come doppia pesca?
O speri ancora che sul fondo cresca
la luna gialla (che malinconia!)
la luna che da due ore s'avvìa
pel cielo e ancora dietro il monte sta,
rassegnata nell'immobilità…
Sta il Vesuvio, dipinto, sopra il mare,
stanno le vele senza navigare,
Posillipo odoroso non odora,
e tutto è falso, e indarno, ecco, si sfiora
il ritornello d'una canzonetta,
poiché nessuna bella amante aspetta
quel canto, né dal sonno si ridesta:
«A Marechiaro ce sta 'na fenesta!…».
Che pensi? il palcoscenico dipinto
è triste e gaio. Triste d'oro stinto,
gaio di fiori: e fiori e oro, come
son dentro la tua chiesa, dal bel nome,
Santa Prudenzia; e quella ch'ha la gonna
gemmata e canta è come la Madonna,
piena di stelle, piena di gioielli
col diadema sopra i suoi capelli…
Tu pensi, Fausto, che la cantatrice,
a chi sia dato udir quello che dice
quando non finge, e starle sempre accanto
per ritrovare in lei la via del pianto,
pensi che anch' ella, nel cuore, se cade
il velo, mostra le sue sette spade!
È come la Madonna! E tu vorresti
vestire delle più succinte vesti
lei, ch' ora è quasi ignuda: un fior di carne
socchiuso e senza desiderio, farne
la rassegnata amante provinciale,
perché t'amasse, senza farti male!
E s'ella un giorno si risovvenisse
del breve palcoscenico, ove visse,
la condurresti (oh un poco di maretta!)
a navigare sopra una barchetta,
pel mare vero, a piè d'un monte vero,
sorgendo, ora, la luna per davvero…
E certo, a dissipar la nostalgia
di questa dolce tua malinconia,
che forse allora si trasmuterebbe
in un rimpianto, ella t'accennerebbe
triste e lieta, piegando un po' la testa:
«A Marechiaro ce sta 'na fenesta!».
(da Poesie provinciali, Ricciardi, 1910)
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Dovrebbe essere luogo di divertimento e di allegria il caffè concerto, locale di moda negli anni a cavallo tra il XIX e il XX secolo dove si susseguivano spettacoli di varietà alternati a canzoni. Dovrebbe esserlo anche questo, un caffè-concerto romano, forse proprio il Salone Margherita inaugurato nel 1898 in Via dei Due Macelli. Invece anche in quel luogo di ballerine discinte e di “sciantose” scollate vestite di lustrini, il poeta Fausto Maria Martini incontra la sua tristezza crepuscolare, che fa risaltare la solitudine, la malinconia e la nostalgia.
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ÉDOUARD MANET, "LA CHANTEUSE DU CAFÉ-CONCERT"
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LA FRASE DEL GIORNO
Non so d'amore: solo / so di languori musicali, d'aride / ebbrezze dentro il suono chiuse.
FAUSTO MARIA MARTINI
Fausto Maria Martini (Roma, 14 aprile 1886 – 12 aprile 1931), poeta, drammaturgo e critico letterario italiano. Nato poeta crepuscolare nella cerchia di Corazzini, si trasformò in autore di teatro intimista prediligendo sempre il mondo provinciale e borghese e una contemporanea ansia di evasione, pur nella consapevolezza della sua impossibilità.
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