BARTOLO CATTAFI
IL TRENO PER PARIGI
Il treno per Parigi
fatto d’acciaio di luce d’antracite
lanciato tra le biade
la Francia all’alba era
una quercia ornata di colombe.
Nave allegra e severa, entrai
nel velluto dei re, in un cielo
di cupo azzurro e d’altissime vele
vidi scoccare l’astro
della tua rugiada.
(1952)
(da Partenza da Greenwich, Edizioni della Meridiana, Milano, 1955)
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Negli anni Cinquanta il poeta siciliano trapiantato a Milano Bartolo Cattafi (1922-1979) attraversa una crisi esistenziale cui pone rimedio con la distrazione dei viaggi: nel 1952 è in Francia, in Inghilterra, Scoia, Irlanda, Norvegia, Danimarca, nel 1953 visita l’Algeria e la Spagna, l’anno successivo ancora l’’Inghilterra e la Francia. Quel treno per Parigi assurge allora a mezzo di libertà, ma è anche il vettore attraverso cui esplorare il mondo interiore: “Com’è duro, difficile arrivare / all’altra faccia del cuore”.
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VITTORIO CORONA, “TRENO+STAZIONE”
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LA FRASE DEL GIORNO
E quando / chino sulla mia vita scrivo / l’atto di presenza / mi effondo mi circondo di parole / copro colmo comando / parole / l’assenza certifico / attesto la finzione.
BARTOLO CATTAFI, Segni
Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979), poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.
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