GIOVANNI PASCOLI
TRE VERSI DELL'ASCREO
«Non di perenni fiumi passar l’onda,
che tu non preghi volto alla corrente
pura, e le mani tuffi nella monda
acqua lucente»
dice il poeta. E così guarda, o saggio,
tu nel dolore, cupo fiume errante:
passa, e le mani reca dal passaggio
sempre più sante...
(da Myricae, 1891)
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La poesia che apre “Pensieri”, la sezione più meditativa di Myricae, prende spunto da tre versi (737-739) dalle Opere e i giorni del poeta greco Esiodo, nato ad Ascra in Beozia sul finire dell’VIII secolo avanti Cristo: “Né traversare a guado mai l’acqua dei fiumi perenni, / se tu prima non preghi, rivolto a la bella corrente, / prima le mani non mondi nell’acque piacevoli e pure”, qui tradotti da Ettore Romagnoli: purificazione rituale che prefigura una purificazione dell’anima. Giovanni Pascoli ne ricava tre endecasillabi e un emistichio per commentarli sulla base di uno dei suoi temi principali: il dolore che purifica, permettendo così di santificare l’uomo.
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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA
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LA FRASE DEL GIORNO
Sai quando le persone diventano forti? Quando imparano ad accettare il dolore.
ROMANO BATTAGLIA, Ho incontrato la vita in un filo d’erba
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