UMBERTO SABA
L’AUTUNNO
Che succede di te, della tua vita,
mio solo amico, mia pallida sposa?
La tua bellezza si fa dolorosa,
e più non assomigli a Carmencita.
Dici: "È l’autunno, è la stagione in vista
sì ridente che fa male al mio cuore".
Dici - e ad un noto incanto mi conquista
la tua voce –: "Non vedi là in giardino
quell'albero che tutto ancor non muore,
dove ogni foglia che resta è un rubino?
Per una donna, amico mio, che schianto
l'autunno! Ad ogni suo ritorno sai
che sempre, fin da bambina, ho pianto".
Altro non dici a chi ti vive accanto,
a chi vive di te, del tuo dolore
Che gli ascondi; e si chiede se più mai,
anima, a dove e a che, rifiorirai.
(da Trieste e una donna. 1910-1912, Mondadori, 1950)
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L’autunno non è solo quello meteorologico, in questo caso: sì, influisce sull’umore di Lina, moglie del poeta Umberto Saba, la rende triste e malinconica, ma è soprattutto un autunno dell’amore, è un momento di grave crisi coniugale in cui lei si lamenta dei mutismi di lui, del suo essere chiuso in sé e dedito solo al lavoro, e lui non riconosce più in Lina la donna che ha sposato tre anni prima: “Noi che rechiamo in cuore / i nostri due avversi destini / d’arte e d’amore”. L’autunno non sfocerà in inverno, non finirà nel gelo, ma dopo una breve separazione si aprirà in una nuova primavera con il trasferimento della famiglia da Trieste a Bologna e poi a Milano negli anni successivi: “ Ti dico: «Lina, col nostro passato, / amarci... adesso... quali oblii domanda!» / Tu mi rispondi: «Al cuor non si comanda; / e quel ch'è stato è stato». / Dico: «Chi sa se saprò perdonarmi; / se più mai ti vedrò quella di prima?» / Dici: «In alto mi vuoi nella tua stima? / Questo tu devi: amarmi»”.
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SERIGRAFIA DI FELIX MAS
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LA FRASE DEL GIORNO
È bene ritrovare in noi gli amori / perduti, conciliare in noi l’offesa; / ma se la vita all’interno ti pesa / tu la porti al di fuori.
UMBERTO SABA, La serena disperazione
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