David Gascoyne, nato il 10 ottobre del 1916 e morto nel 2001, fu giovanissimo segretario di Salvador Dalí a Parigi nel 1933. Nella cerchia del pittore scoprì il Surrealismo, cui aderì con giovanile entusiasmo pubblicando due anni dopo il Manifesto inglese del movimento. Ma lentamente Gascoyne si staccò dai surrealisti, tanto da venire escluso dal gruppo già nel 1947. Quello fu il tempo delle poesie influenzate dalla II guerra mondiale e dalla lettura di Hölderlin, conosciuto in lingua francese: una visione più metafisica e religiosa del mondo, tesa alla continua ricerca dell'incontro tra il sé e l'Altro, tra lo stesso e il diverso, tra la verità e la poesia. La terza fase della sua vita cominciò nel 1964 con un’intossicazione da amfetamine e problemi mentali. È la svolta: dopo essere rimasto sei mesi in una clinica della periferia parigina, venne trasferito al Whitecroft Hospital, sull’Isola di Wight, dove si riprese e conobbe Judy, la donna che in seguito sposò e che fu la compagna della sua vita. Ritiratosi sull’isola, a Northwood, si dedicò principalmente a traduzioni e alla critica letteraria.
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LA GABBIA
Nella notte che si sveglia
Le foreste smettono di crescere
I gusci sono in ascolto
Le ombre negli stagni diventano grigie
Le perle si dissolvono nell’ombra
E io ritorno da te
Il tuo volto sul quadrante dell’orologio
Le mie mani sotto i tuoi capelli
E se il tempo che segni libera gli uccelli
E se loro volano verso la foresta
L’ora non sarà più nostra
Nostra è la gabbia decorata
La tazza d’acqua traboccante
La prefazione al libro
E il ticchettio di tutti gli orologi
E il movimento di tutte le stanze buie
Tutti i nervi dell’aria sono scoperti
Una volta volata via
L’ora piumata non tornerà
E io sarò scomparso.
(The Cage, da Man’s Life in This Meat, 1936 - Traduzione di Francesca Spinelli)
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PRIMAVERA 1940
Il ponte di Londra, cade, Roma fu arsa e Babilonia
la Grande non è che polvere; pure, la Primavera
ritorna nel perenne arco del tempo alla terra.
Sebbene ogni paese sia un nero campo, concimato
di morti ed irrigato dal sangue dei morenti,
una dea puntuale ancora si sveglia ed ascende
per le scale di roccia nell'aria fredda del mondo,
e compie il suo cammino fra queste file di carogne,
un varco aprendosi nel labirinto di macerie
perché vi nasca al suo passo la corta erba fuligginosa;
mentre di nuovo si accendono e divampano
vani come trucioli gli imperi degli uomini,
che nel fumo fissano con occhi iniettati di sangue
la visione traslucida avvolta d'un tremulo nascente verde
che ancora riconoscono, ma stentano a comprendere.
(Spring MCMLX, da Poems 1937-1942)
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LA FRASE DEL GIORNO
Non da un ostensorio d’argento / Ma dall’albero del dolore umano / Redimi la nostra sterile miseria / Cristo della Rivoluzione e della Poesia.
DAVID GASCOYNE, Miserere
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