AGNETA ENCKELL
QUELLA NOTTE LA CITTÀ ERA GRIGIA
Quella notte la città era grigia.
L’ho vista attraverso il finestrino
dell’auto il tempo ci permette di elaborare
i sogni al rallentatore
un uomo e
una donna e
la strada
nonostante
il loro autocontrollo odiano e amano
con grande intensità: lui
le ha preso il braccio
e perché dovrei discutere
ciò che è evidente: tutto
è capitato certamente
e senza ritmo e lui
ha svitato la mano di lei
dalla sua estremità e dal contesto. Certo che il procedimento
è stato doloroso, però in silenzio.
Poi è scomparso per la strada
con la mano di lei nella sua
i sogni non hanno risposte
senza mano supplicando lei è caduta
sul marciapiede supplicando
tendendo il suo polso senza sangue verso di me
ma adesso sono sogni e niente
sanguina
io
metto in moto l’auto e scompaio
per la strada.
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È una poesia molto particolare quella della finlandese-svedese Agneta Enckell, figlia del poeta Rabbe Enckell: indaga il rapporto tra la parola e il silenzio, tra il maschile e il femminile, tra il senso e lo spirito. E in questo caso ne esce un mondo visionario, al confine tra sogno e incubo: fotogramma su fotogramma passato alla moviola per raccontare una storia che non ha senso se non quello che “i sogni non hanno risposte”, in un’atmosfera cupa da noir nordico dove la parola diventa letterale: lui le ha preso il braccio, e infatti lo svita e se lo porta via, come fosse quello di un manichino. Poesia senza volto e senza nome, tipica nella produzione della Enckell, come in questi versi: “Qualcosa è stato preso dal tuo volto, / il nome? ma il nome non ha importanza / quando esci dalla stanza, / ripetendo te stesso: / è il tuo sorriso che manca”.
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Immagine © Widescreen Wallpaper
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LA FRASE DEL GIORNO
Il sogno è incoerente, riunisce senza esitazione le più grosse contraddizioni, ammette cose impossibili, trascura le nostre cognizioni, così importanti durante il giorno, ci fa apparire eticamente e moralmente ottusi.
SIGMUND FREUD, L’interpretazione dei sogni
Agneta Birgitta Enckell (Helsinki, 26 dicembre 1957), poetessa finlandese di lingua svedese. Il suo primo lavoro fu la raccolta di poesie Förvandlingar mot morgonen nel 1983. Nelle sue opere affronta il rapporto tra il linguaggio maschile e quello femminile e il contrasto tra la parola e il silenzio.
3 commenti:
meraviglia assoluta. Questo sentire sofferto, molto fisico, mi ha ricordato Vivian Lamarque. Grazie per averla condivisa, c.
...è molto particolare è vero...e secondo me è appassionante...cioè volevo "vedere"...sapere il finale...
...da CERTE VOLTE ...curiosa.:))
ciaoo Vania
un po' surreale, davvero molto curiosa
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