Puro surrealismo quello del poeta spagnolo Gerardo Diego, già animatore dell’ultraismo e del creazionismo (niente a che vedere con la dottrina che vuole il mondo nato proprio come raccontato nella Bibbia), correnti che si basano sulla sintesi di più immagini in una per creare suggestioni prive di aggettivi e di fregi, di nessi e di orpelli. Proprio del creazionismo (“Creare poesie come la natura crea alberi”, secondo l’assioma di un altro fondatore, il cileno Vicente Huidobro) Gerardo Diego fa il suo punto di lancio con la sua poetica di addizione al cosmo di oggetti assoluti, privati di ogni loro elemento sentimentale. La poesia deve creare ciò che non esiste – afferma Diego – immagini offerte come oggetti di lusso in vetrine trasparenti, come pagine stampate su carta patinata. L’impressione è quella di un funambolo sul filo, sempre in bilico, sempre a rischio di cadere, ma passo dopo passo la poesia prosegue, manifestando tuttavia il suo vero limite: la mancanza di connessioni; ogni immagine è a sé stante, fa sovente pensare all’esercizio della poesia automatica, a tessere di puzzle che si potrebbero rimescolare tra loro formando in maniera autonoma nuove poesie.
A Diego va poi la palma di diffusore di poesia: con la sua rivista Carmen e soprattutto con la Antologia della poesia spagnola del Novecento, edita nel 1932, fece conoscere i poeti della Generazione del ‘27, e in particolare i versi di Juan Larrea, mai raccolti in altri volumi.
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Ecco, nella traduzione di Vittorio Bodini, un piccolo florilegio di poesie di Gerardo Diego:
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da IMAGEN, 1922
ALTALENA
A cavallo sul cardine del mondo
giocava un sognatore al sì e al no
Le piogge a colori
emigravano al paese degli amori
Stormi di fiori
Fiori del sì Fiori del no
Coltelli nell'aria
che le aprono le carni
formano un ponte
Sì No
Cavalca il sognatore
Uccelli arlecchini
cantano il sì Cantano il no
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da MANUAL DE ESPUMAS, 1924
NOTTURNO
a Manuel Machado
Ci son tutte
Anche quelle che si accendono nelle notti alla moda
Nasce dal cielo tanto fumo
che mi ha ossidato gli occhi
Son sensibili al tatto le stelle
Non so scrivere a macchina senza di esse
Esse sanno tutto
Graduare il mare febbrile
e rinfrescare il mio sangue con la loro neve infantile
La notte ha aperto il piano
e io dico addio con la mano
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da BIOGRAFÍA INCOMPLETA, 1953
IPOTESI
In principio tutti gli uomini son lenti
E le donne sono opera dei venti
Conosco certi alberi sensibili all'ardore della mia fronte
In principio non c'è altro che il muschio
e un po' di volo trasparente
Avvicinati a me e osserva
l'intenzione di nuvola che ci assiste e accarezza
e lo scarso
residuo di superficie umana che ci resta
se la vogliamo toccar con mano
Mani mani chi vi lavò le mani
Chi scacciò i bachi
dal paradiso della sera
Chi toglie il divieto
di tiro a volo agli angeli
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SPERANZA
Chi ha detto che hanno fine la curva l'oro il desiderio
il suono giusto della luna sul marmo
o la perfetta plissatura delle elitre
nel cinema che esercita il suo tenero protettorato?
Perquisite il mio taschino
Vi troverete piume in funzione di uccello
briciole in cerca di pane tarlate divinità
frasi d'amore eterno senza
carta d'imbarco
e gli occulti sentieri delle onde
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Il monumento a Gerardo Diego nella sua città natale, Santander © Year of the Dragon
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LA FRASE DEL GIORNO
Lasciami passar la mano sul soavissimo dorso di questi versi che scrivo / Così l’eternità sotto le mie dita miagolerà teneramente.
GERARDO DIEGO, Biografía incompleta
Gerardo Diego Cendoya (Santander, 3 ottobre 1896 – Madrid, 8 luglio 1987, poeta e scrittore spagnolo, appartenente alla cosiddetta Generazione del ‘27. Dapprima seguace del movimento "ultraista", subì l'influenza della poesia di Jiménez e di Antonio Machado, instaurando una poesia di gusto classico e gongorista.
1 commento:
..troppa carne al fuoco...(per me)....ma il profumo è molto buono.
...molto interessante ultraismo e creazionismo.
ciao Vania
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