GIULIO GIANELLI
NON ERA LEI
Fra le tristi e più care
memorie ho quella di un'illusa amica.
Mi cercò, la respinsi, mi rivolle:
ostinata, vegliò sul limitare
del mio spirito, come una mendica.
«Aprimi, io son colei che già cercasti
lungo l'adolescenza,
quando a te discoprivi
te stesso, modulando
voci di sogno che tu solo udivi.
Sono bella; i silenzi amo e le cose
intime: parlerò poco d'amore.
Non voglio anelli, né smaniglie; i baci
tuoi, le carezze saran miei gioielli.
Poveri siamo, poveri saremo.
Accoglimi!»
Così, per ore
lunghe, implorava, a mani giunte, invano.
- Entra - le dissi un giorno.
Entrò... Non era lei!
Piangemmo entrambi.
Poi ci lasciammo addolorati invano.
(da “Poesie”, 1934)
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È facile ravvisare chi si nasconda dietro questa misteriosa amica: è la vita, l’ardente e bruciante vita. E Giulio Gianelli, poeta torinese, allievo di Arturo Graf e amico e corrispondente epistolare di Guido Gozzano, ancora di più la cercava: ammalato di tisi, morirà a Roma a soli 35 anni nel 1914 dopo aver trascorso anni tristi e disagiati.
Gianelli è inserito tra i Crepuscolari, ma si può notare una differenza importante con gli altri esponenti del movimento poetico: il grigiore e la malinconia che riempiono i suoi versi non sono lo sfoggio di una tendenza letteraria, ma un intimo sentimento dolorosamente vissuto. Non è una tristezza che viene dall’esterno, come era la moda del tempo, ma che nasce dall’anima del poeta. E la poesia non è che un modo per placarla.
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ROBERT HANNA, "DIFFIDENZA"
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LA FRASE DEL GIORNO
Poesia, baci di fuoco / dammi in fronte… / ch’io non arda a poco a poco.
GIULIO GIANELLI, Poesie
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