KONSTANTINOS KAVAFIS
LE IDI DI MARZO
Anima, temi le cose grandi.
E se non puoi sconfiggere le ambizioni,
assecondale almeno con prudenza,
con esitazione. E più procedi,
con tanta maggior cura indaga.
Raggiunto che avrai il culmine, Cesare ormai,
quando figura d’uomo famoso avrai assunto,
soprattutto allora sii vigile, se esci in strada,
sovrano insigne, con il tuo corteo,
se avviene che ti si accosti dalla folla
un Artemidoro con in mano una lettera
e che ti dica in fretta: «Leggi subito questa,
è una cosa importante, t’interessa»,
fermati pure, allora, dilaziona
ogni affare o discorso; scosta pure
chi ti saluta e ti s’inchina
(li vedrai più tardi); lascia che aspetti
anche il Senato, e leggi subito
le cose gravi che scrive Artemidoro.
(da Le poesie, Einaudi, 2015 - Traduzione di Nicola Crocetti)
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Una meditazione sulla tragedia e sulla storia: Konstantinos Kavafis legge attraverso l'opera di Shakespeare "Giulio Cesare" l'assassinio del console e dittatore romano alle Idi di marzo, il 15, del 44 avanti Cristo. Il poeta greco, con un taglio intimistico e psicologico, si sofferma sui segni del destino, sul fatto che la lettera del sofista Artemidoro, ignorata da Cesare, lo avvertiva del complotto ordito da Bruto e Cassio: quindi, piccoli avvenimenti insignificanti sono in grado di modificare la storia - c'è addirittura una branca della fantascienza che parte da questo assunto per ricreare universi paralleli, l'ucronia.
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VINCENZO CAMUCCINI, "LA MORTE DI GIULIO CESARE"
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LA FRASE DEL GIORNO
A volte gli uomini sono padroni del loro destino; la colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni.
WILLIAM SHAKESPEARE, Giulio Cesare
Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.
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