FRANCO LOI
CUME LA CIÀMUM
Cume la ciàmum, Diu, sta primavera
ch’anca nel piöv la par semper cantà!
l’è la natüra o la tua man legera,
de tì, che vita mort te sé giügà?
Oh, dìss amur cume se dîs de sera
turna matina e tucca j öcc un ciar!
ma sturna vègn la nott, ‘na gazza nera
che sì vulà ghe piâs ma sott gh’è ‘l mar
e quèl möess de l’aqua sensa fund
che piâs stâgh dent ma fann paüra i und.
COME LA CHIAMIAMO
Come la chiamiamo, Dio, questa primavera
che anche nel piovere pare sempre cantare!
è la natura o la tua mano leggera,
di te, di te che vita e morte sai giocare?
Oh, dirsi amore come si dice di sera
torna mattina e tocca gli occhi un chiaro!
ma storna viene la notte, una gazza nera
a cui, sì, volare le piace ma sotto c’è il mare
e quel muoversi dell’acqua senza fondo
in cui è piacevole stare ma fanno paura le onde.
(da Amur del temp, 1999)
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La forza della primavera, il suo rigoglio che lavora sottotraccia già nel mese di febbraio per poi esplodere a marzo, stupisce il poeta Franco Loi, che si domanda se venga dalla natura o dalla "mano leggera" di Dio. Una figura luminosa, così come l'amore. Alla luce si contrappone l'oscurità dell'ultima quartina, il volo della gazza in una notte scura, ambivalenza che rappresenta la dicotomia delle stagioni e della vita stessa, in quella che la filosofia cinese chiamerebbe yin e yang.
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FOTOGRAFIA © GETWALLPAPERS
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LA FRASE DEL GIORNO
Noi chiamiamo natura quel che sappiamo, vediamo, / e tocchiamo, viviamo, mangiamo… forse pensiamo… Ma lei cos’è? Un enigma.
FRANCO LOI, L'angel
Franco Loi (Genova, 21 gennaio 1930 – Milano, 4 gennaio 2021) poeta, scrittore e saggista italiano. Autore in dialetto milanese, i temi ricorrenti nelle sue poesie di sono la guerra, la scoperta della presenza del male nella storia, la sensazione di un tradimento perpetrato e di ferite non rimarginabili, l'energia dell'invettiva, il rimpianto di un paradiso perduto, ma anche la costanza dell'invocazione della preghiera.
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