DEREK WALCOTT
EGRETTE BIANCHE, XI
Forse esiste soltanto su un unico orizzonte,
di mulini a vento e campanili con gru inquisitrici,
campi di pioppi loquaci, una zona temperata,
statue equestri e fontane che intrecciano l’acqua,
e, quando la città s’interrompe e cominciano alberi e siepi,
la campagna esuberante che vediamo dal treno
con mucchi di fieno e stagni d’anatre e corvi su uno steccato
per il funerale di un assessore. Una pioggia deferente
cade cerimoniosa sui tavolini e sui ciottoli
gli ombrelli sbocciano e una foschia decorosa
smalta le strade dove la cattedrale trema
nel suo riflesso, la pioviggine è una lode quieta,
e il prete con la barba sfatta e la tonaca impolverata,
protettore del latino e dei cipressi vedovi,
vede come gli stormi di storni compilano gli annali
che preservano la Storia nel suo immortale grigiore
e le chiatte scivolano in strofe lungo i canali.
Questo è il clima della poesia, la sua vera casa,
non dove le palme applaudono se stesse e le vele danzano
con gioia spensierata e i gabbiani gareggiano con la spuma.
(da Egrette bianche, Adelphi, 2015 - Traduzione di Matteo Campagnoli)
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In Egrette bianche Derek Walcott, poeta di Saint Lucia premiato con il Nobel per la Letteratura nel 1992, esamina l’eredità coloniale e lo spettro dell’impero britannico con gli occhi di un esule ritornato dopo molti anni di viaggio: dopo aver vissuto in altre culture e aver visitato altri luoghi, in particolare l’Italia, di ritorno come un figlio prodigo, può valutare le sue radici confrontandole con le esperienze vissute altrove.
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FOTOGRAFIA © PXHERE
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LA FRASE DEL GIORNO
Certe cose non le scegliamo noi, / ma siamo quello che che abbiamo fatto.
DEREK WALCOTT, La voce del crepuscolo
Derek Walcott (Castries, 23 gennaio 1930 – Cap Estate, 17 marzo 2017), poeta e scrittore di Saint Lucia, premio Nobel per la letteratura nel 1992. Cultore appassionato di letterature classiche antiche, ha espresso con singolare vigore il senso di privazione di una propria storia, peculiare dei caraibici di ascendenza africana.
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