WYSTAN HUGH AUDEN
MUSÉE DES BEAUX ARTS
Sulla sofferenza non erano mai in torto,
i Vecchi Maestri: come capivano bene
la sua umana posizione; come essa si svolga
mentre qualcun’altro mangia o apre una finestra o cammina annoiato;
come, mentre i vecchi attendono rispettosi e appassionati
la nascita miracolosa, ci siano sempre
bambini a cui non importa niente che essa avvenga, e pattinano
su uno stagno al limite del bosco;
non dimenticavano mai
che anche il tremendo martirio deve avere il suo corso
in qualche modo in un angolo, in qualche squallido posto
dove i cani continuano a vivere da cani e il cavallo del torturatore
si gratta l’innocente deretano contro un albero.
Nell’Icaro di Bruegel, per esempio: come ogni cosa si volge
del tutto tranquilla dal disastro; il contadino
può avere udito il tonfo, il grido desolato,
ma per lui non era un problema importante; il sole splendeva
come doveva fare sulle bianche gambe che scompaiono nel verde
dell’acqua; e la nave lussuosa e snella che aveva pur visto
qualcosa di sorprendente, un ragazzo che cade dal cielo,
sapeva dove andare e calma continuava a navigare.
(da Collected Poems, 1976)
Un grande poeta del Novecento, l’inglese Wystan Hugh Auden, capace di manifestare la sua sensibilità con i suoi mezzi stilistici e tecnici, e un grande pittore, il fiammingo del Cinquecento Pieter Bruegel il Vecchio. Si incontrano nel 1938 ai Musées Royaux des Beaux-Arts de Belgique, a Bruxelles: il poeta rimane colpito dal dipinto di Bruegel di quattro secoli prima conservato al museo, il “Paesaggio con la caduta di Icaro”, che peraltro non si è sicuri sia l’originale.
Un contadino ara il suo campo con un paziente cavallo a tirare l’aratro, un pastore pascola le sue pecore, le navi solcano il mare spinte dal vento che gonfia le vele. E Icaro bisogna cercarlo con il lanternino: bruciate le ali, precipitato dall’alto, ora è appena caduto, sono quelle due gambe che spuntano dall’acqua nella parte inferiore alla destra del dipinto. Tutti sono indifferenti alla sua straordinaria e velleitaria avventura: Auden rileva quanto ciò che può essere la sofferenza assoluta avviene spesso senza che per questo il mondo smetta di compiere le sue attività. Chiamiamolo fatalismo, chiamiamolo realismo, ma, come nello spettacolo, “The show must go on”, lo spettacolo deve continuare.
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Pieter Bruegel il Vecchio, “Paesaggio con la caduta di Icaro”
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Un altro poeta, l’americano William Carlos Williams, era attratto dai dipinti di Bruegel tanto da scrivere una serie di poesie, raccolte in “Immagini da Bruegel”. Così descrive il “Paesaggio con la caduta di Icaro”:
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WILLIAM CARLOS WILLIAMS
PAESAGGIO CON LA CADUTA DI ICARO
Secondo Bruegel
quando Icaro cadde
era primavera
un contadino arava
il suo campo
tutta la cerimonia
dell’anno era
in cammino formicolando
vicino
alla riva del mare
intenta
solo a sé
sudando nel sole
che fuse
le ali di cera
non lontano
dalla costa
c’era
un tuffo del tutto ignorato
era
Icaro che annegava.
(da Immagini da Bruegel e altre poesie, 1962)
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LA FRASE DEL GIORNO
E in essi trovai ciò che nemmeno la guerra riesce a cancellare: il glorioso dolore d'essere uomo.
ORIANA FALLACI, Niente e così sia
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