VICENTE ALEIXANDRE
NO, NON CERCARE
Non ti ho mai tanto amata.
Azzurra come notte che declina,
eri l’impenetrabile scudo della testuggine
che si sottrae sotto la roccia all’amorosa venuta della luce.
Eri la lenta ombra
che cresce tra le dita quando in terra dormiamo solitari.
Non servirebbe baciare l’oscuro tuo crocevia di sangue che svaria,
dove a momenti il battito fluttuava
e a momenti mancava come un mare che sdegna l’arena.
L’aridità vivente di occhi stanchi
che io scorgevo attraverso le lagrime
carezzava e feriva le pupille
senza che per difesa la palpebra calasse.
Amorosa figura
quella del suolo le notti d’estate
quando giacenti in terra si accarezza questo mondo che gira,
l’aridità oscura,
la sordità profonda,
l’oscurità totale
che trascorre come ciò che più dista da un singhiozzo.
Tu, misero che dormi
senza vedere questa luna tronca
che gemendo ti sfiora lievemente;
tu che viaggi remoto
con la secca corteccia ruotante tra le braccia,
non baciare il silenzio senza macchia dal quale
non si scruta mai il sangue,
di dove sarà vano domandare il calore
che le labbra sorbiscono
e fa splendere il corpo di una luce celeste nella notte di piombo.
No, non cercare la minuta goccia,
l’universo contratto o sangue minimo,
la lagrima che palpita
e dove riposa appoggiare la guancia.
(da La distruzione o amore, Einaudi, 1970 - Traduzione di Francesco Tentori Montalto)
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A parlare in questa lirica surrealista del poeta spagnolo Vicente Aleixandre, non è la voce della passione ma quella della ragione, dell’esperienza: ne deriva una mancanza di intimità, quella presente in Jiménez ad esempio, che però è solo apparente perché le immagini creano un mondo onirico e visionario a rappresentare il delirante paesaggio dell’anima, da molti paragonato ai disegni di Dürer.
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DIPINTO DI VLADIMIR VOLEGOV
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LA FRASE DEL GIORNO
Voglio sapere se un ponte è ferro o desiderio, / l’unione così ardua di due carni segrete, / quanto divide due pezzi toccati / da una freccia nuova scoccata di tra il verde.
VICENTE ALEIXANDRE, La distruzione o amore
Vicente Aleixandre (Siviglia, 26 aprile 1898 – Madrid, 14 dicembre 1984), poeta spagnolo della Generazione del’27, passò dall’iniziale Surrealismo a una visione antropocentrica. Fu insignito del Premio Nobel nel 1977 “per un'opera di creazione poetica innovativa che illustra la condizione dell'uomo nel cosmo e nella nostra società attuale”
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