BARTOLO CATTAFI
CONFINE
Secco duro gessoso
apparve il disegno del paese.
Là portammo le nostre
leggi, sistemi
di peso, di moneta, di misura.
Il mondo si concluse entro un confine
di pietre abbacinanti,
non vedemmo al di là di quell’altro mondo:
valido, vittorioso
quando ci travolse.
Vagammo a lungo
nei luoghi perduti.
Il paese ci apparve in movimento,
fertile, fluido, mutevole,
ricco di regole e di merci,
emporio e scalo di molte regioni.
Secco duro gessoso sovente è l’occhio,
le mani, lo scalpello lo assecondano,
foggiano cose a nostra somiglianza.
(da L’osso, l’anima, Mondadori, 1964)
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Questo crudo paese, questo arido territorio, “secco, duro e gessoso” dove si inoltra come un mercante il poeta messinese Bartolo Cattafi, è secondo alcuni critici la poesia stessa: ha un confine che non è facile da valicare, vi si entra spesso di contrabbando e si prova ad imporre le proprie leggi, i propri usi e i propri costumi. Le interpretazioni della realtà non possono che essere frammentarie, provvisorie, sotto quel sole che abbacina e fa intravedere miraggi.
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FOTOGRAFIA © CASSIE DRAKE
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è tentata decifrazione del mondo, cattura e possesso di frammenti del mondo, nuda denuncia del mondo in cui si è uomini, cruento atto esistenziale.
BARTOLO CATTAFI
Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979), poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.
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