DEREK MAHON
MAREA DISCENDENTE
I rebus della sabbia – campo di alghe
e ghiaia viva qui lasciate dalla marea,
nuova ogni volta la disposizione -
sfuggono alla coerenza, e quando il mare
si ritira, tutto, anche la nostra confidenza, muore
nell’arcaico fetore di fanghiglia originale.
Eh sì, ma è qui che principia nuova vita,
quella “zona intercotidale”dove il sole scalda
vasti riverberi di nubi sopra una distesa di umidore
sotto il cielo: luogo di primordi,
fertile spazio per forme in evoluzione
come noi con la nostra inconsapevole ignoranza.
(da Against the clock, 2018, in Poesia, 354 – Dicembre 2019 – Traduzione di Alessandro Gentili)
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Quando la marea si ritira, lascia un mondo di pozze dove tra grovigli di alghe e mosaici di conchiglie si riflette il cielo: è una sorta di caleidoscopio che ogni volta lascia un’immagine diversa. È questa “zona intercotidale”, cioè la zona dell’ambiente marino compresa tra i livelli della bassa e dell’alta marea, che canta il poeta nordirlandese Derek Mahon. Questa zona, detta anche eulitorale, ospita animali in grado di resistere alle frequenti sommersioni ed emersioni, e fa pensare al mondo com’era in ere antichissime, fa pensare all’evoluzione, ai cambiamenti e alla capacità di adattarsi agli eventi, non solo delle specie marine.
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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA
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LA FRASE DEL GIORNO
Non occorre telescopio per gustare / il silenzio della musica nel cielo della notte.
DEREK MAHON, Against the clock
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