venerdì 27 gennaio 2017

Nel museo di Auschwitz

 

IZET SARAJLIĆ

IL PROPRIETARIO DELLE SCARPE N. 43
OSSERVA I SANDALI
DA BAMBINO
ESPOSTI AL MUSEO DI AUSCHWITZ

Quanto amore
un calzolaio d’anteguerra
alla periferia di Leopoli
ha impiegato lavorando questi sandali
perché calzandoli
un bambino
corresse nel suo maggio.

Ed ecco,
adesso questi sandali
sono esposti nel museo di Auschwitz.

Uno potrebbe quasi
sentirsi colpevole.
Un uomo
arrivato alle scarpe numero 43.

E il quale,
nel 1941
anche lui
correva in identici sandali da bimbo.

1979

(da Lettere fraterne, Dante e Descartes, 2007 - Traduzione di Eros Sequi)

.

Izet Sarajlić, poeta bosniaco, aveva undici anni nel 1941. È giocoforza per lui immedesimarsi in quei sandali da bambino che conservano la memoria e la tengono viva insieme ad altri oggetti di uso comune nel museo di Auschwitz. Quei sandali sono lì a testimoniare tutto l’orrore di cui l’umanità sa macchiarsi perché, come scrisse nel suo diario Etty Hillesum, morta ad Auschwitz il 30 novembre 1943, “Se tutto questo dolore non allarga i nostri orizzonti e non ci rende più umani, liberandoci dalle piccolezze e dalle cose superflue di questa vita, è stato inutile”.

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Auschwitz

FOTOGRAFIA © ALAN SHELLEY/500 PX

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi ascolta un superstite dell'Olocausto diventa a sua volta un testimone.
ELIE WIESEL, Il Bergamo, 27 gennaio 2007




Izet Sarajlić (Doboj, 16 marzo 1930 – Sarajevo, 2 maggio 2002), storico, filosofo e poeta bosniaco. Fondatore nel 1954 del "Gruppo 54", movimento d'innovazione poetica, fu uno fra gli organizzatori delle "Giornate poetiche di Sarajevo" nel decennio successivo. Rimasto a Sarajevo durante l'assedio, tenne un diario di guerra, pubblicato nel 1993.


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