XAVIER VILLAURRUTÍA
POESIA
Sei la compagna con cui parlo
all’improvviso, da solo.
Ti formano le parole
che nascono dal silenzio
e dalla cisterna di sogno in cui affogo
libero fino al risveglio.
La tua mano metallica
indurisce la fretta della mia mano
e guida la penna
che traccia sulla carta il suo litorale.
La tua voce, ristretta eco,
è il rimbalzo della mia voce sul muro,
e nella tua pelle di specchio
mi sto guardando guardarmi attraverso mille Argo,
attraverso mille lunghi secondi.
Ma il più piccolo rumore ti spaventa
e ti vedo fuggire
dalla porta del libro
o dall’atlante del soffitto,
dal piancito del pavimento,
o dalla pagina dello specchio,
e mi lasci
senza più battito o voce e senza più volto,
senza maschera come un uomo nudo
in mezzo a una strada di sguardi.
(Poesía, da Reflejos, 1926)
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La poesia è tutto per il poeta, dice lo scrittore messicano Xavier Villaurrutía: è la compagna che rimane lì silenziosa, capace di ascoltare ma anche di dettare, è la musa che guida la mano sulla carta per disegnare mondi, per connettere l’universo del sogno con quello del reale, è specchio che riflette e talvolta deforma, è tramite tra conoscibile e mistero, tra spirito e corpo, è voce e parola, è la maschera con cui il poeta si presenta.
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IMMAGINE © FANART
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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni poesia è misteriosa; nessuno sa interamente cosa gli è stato concesso di scrivere.
JORGE LUIS BORGES
Xavier Villaurrutía González (Città del Messico, 27 marzo 1903 - 25 dicembre 1950), poeta e drammaturgo messicano, fu membro del gruppo vicino alla rivista Contemporanéos e vicino al Surrealismo. La sua opera poetica si distingue per l’oscurità e per immagini di abbandono e desolazione.
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