Erano le 10.25 di un mattino d’estate quando a Bologna, nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione ferroviaria, stipata di persone in partenza per le vacanze e di turisti in transito, esplose una bomba a tempo nascosta in una valigia. L’ordigno, collocato appositamente su un tavolino sotto il muro portante per aumentarne l’impatto, causò il crollo dell’intera ala ovest, investendo il treno Ancona-Basilea che si trovava a passare e il posteggio dei taxi. I morti furono 85, i feriti oltre 200. Il 2 agosto 1980, trent’anni fa.
L’Italia fu colpita al cuore ancora una volta, dopo Piazza Fontana e Piazza della Loggia, 35 giorni soltanto dopo un’altra strage, quella del volo Itavia 870 abbattuto a Ustica. E ancora si sarebbero visti processi e depistaggi, ipotesi e controipotesi, condanne e assoluzioni senza giungere mai a una certezza. Il capo della loggia P2 Licio Gelli e i dirigenti dei servizi segreti Pazienza, Musumeci e Belmonte furono condannati per i depistaggi. All’ergastolo finirono due neofascisti, l’ex attore-bambino Giusva Fioravanti e Francesca Mambro, che ai processi amoreggiavano in gabbia e si sposarono in carcere nel 1985. A trent’anni fu condannato Massimo Ciavardini. Tutti e tre ora sono liberi. Sul cippo in memoria della strage i nomi di chi perse la vita sono indicati come “Vittime del terrorismo fascista”. Mandanti e piste alternative spuntano però di tanto in tanto, anche da personaggi autorevoli come l’ex presidente Francesco Cossiga, che ipotizzò un intervento palestinese, o il terrorista Carlos, che parlò di un improbabile complotto CIA-Mossad.
Quel giorno, con i miei genitori, gli zii e i cugini, tornavo dalle vacanze al mare a Lignano. Ci fermammo a pranzare a Desenzano e la notizia ci raggiunse dalla radio proprio mentre parcheggiavamo. Erano le 11.55..
Sul lago sembrò essere calata improvvisamente una cappa di piombo, i discorsi si fecero sommessi, molti silenzi si frapposero. Qualcosa del genere l’avrei riprovato vent’anni più tardi, l’11 settembre 2001. Anche le famose cotolette giganti con patatine, che erano il piatto forte di quel locale sul Garda, sembravano non avere più sapore. È quello il ricordo più vivido di quel 2 agosto 1980. Poi sarebbero arrivati i telegiornali, le immagini dello strazio, i soccorritori coperti di polvere, le ambulanze improvvisate sugli autobus, Pertini che commentava “Non ho parole”. Come lui, tutti eravamo sgomenti e ammutoliti.
Fotografie © www.stragi.it
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LA FRASE DEL GIORNO
Ci sono storie che per tante ragioni colpiscono più di altre. Per chi vive o è nato a Bologna, per esempio, la storia della strage della stazione è sicuramente la più straziante di tutte. Ma non c'è bisogno di amare Bologna per sentirsi particolarmente colpiti dall'evento. Quello che è successo alla stazione il 2 agosto del 1980 è qualcosa di incredibile, di enorme, al limite dell'impensabile.
CARLO LUCARELLI, Nuovi misteri d’Italia
4 commenti:
I miei genitori dovevano prendere quel treno, ma per un contrattempo non l'hanno preso.
il destino...
...mi auguro...di non vedere/sentire nemmeno l'ombra di queste notizie.
Vania
Sono sempre gli innocenti a pagare con la vita per i disegni perversi e criminali di questi stragisti.
Che brutti anni, quelli!
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