RABINDRANATH TAGORE
L’ACQUA CHE ESCE DAL GHIACCIAIO
L’acqua che esce dal ghiacciaio,
tenuta ferma anni e anni
dalla meditazione dell’Himalaya,
sotto l’occhio delle stelle
senza parole si scioglie ai raggi del sole
e porta in ogni direzione
un canto di felicità senza fine.
(da Il canto della vita, Guanda, 1989 - Traduzione di Marino Rigon)
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La primavera è il tempo del risveglio: la vita riprende come l’acqua che scende a valle nel disgelo del ghiacciaio himalayano in questi versi del Premio Nobel indiano Rabindranath Tagore. Scende ad alimentare i gelidi ruscelli che dissetano, facendo girare i mulini di preghiera lungo le loro sponde. Dalla meditazione, dall’interrogare della mente, sorge allo stesso modo la gioia, manifestazione della divinità.
FOTOGRAFIA © BOB MCKERROW
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LA FRASE DEL GIORNO
Nella gioia dell'universo, il canto dell'anima umana è come il tocco del tuo dito sul liuto della pietà, la vibrazione della corda d'oro.
RABINDRANATH TAGORE, Il nido dell’amore
Rabindranath Tagore, nome anglicizzato di Rabíndranáth Thákhur (Calcutta, 7 maggio 1861 – Santiniketan, 7 agosto 1941), poeta, drammaturgo, scrittore e filosofo bengalese. Insignito del Nobel nel 1913 “per la profonda sensibilità, la freschezza e la bellezza dei versi con i quali, con consumata capacità, ha reso il proprio pensiero poetico, espresso in inglese con parole proprie, parte della letteratura occidentale”.
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