SERGIO SOLMI
PRATO
Qui dove la vita scuote
impazzita i suoi crotali nel giallo
dei bottondoro,
la campanula oscilla nella sua
delicata vertigine, si screziano
anemoni e narcisi
e acceca il bianco della margherita,
al volo che s’abbatte
delle pulci splendenti si corruga
questa vecchia cotenna della terra,
s’irrita in prato variopinto. Anch’io,
Sole, porto il tuo rosso emblema, m’hai
stampato dentro questa
luminosa fiorita insonnia d’erbe.
(da Poesie, 1950)
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Sergio Solmi, poeta reatino, aveva una capacità di esprimere con lucidità l’emozione poetica, di portare alla luce il sentimento con particolare intensità. In questo “prato” fiorito esprime lo slancio verso un’improvvisa liberazione e la felicità di vivere nella condivisione dello spazio naturale sotto l’unico sole. La vita esuberante che si risveglia a primavera trova anche il poeta partecipe di essa, come egli stesso invoca in un’altra poesia della raccolta, “Preghiera alla vita”: “Perché più bruci, per meglio sentire / questo tuo bacio che torce e scolora, / ogni mia fibra consuma al tuo fuoco, / ogni pensiero soggioga ed annulla”.
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Fotografia © Torino Scienza
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LA FRASE DEL GIORNO
Lasciami il delirante desiderio / che si gonfia in miraggi / e il timido sangue che s’agita ad ogni / soffio.
SERGIO SOLMI, Poesie
Sergio Solmi (Rieti, 16 dicembre 1899 – Milano, 7 ottobre 1981), scrittore, poeta, critico letterario e saggista italiano. È stato poeta tanto originale quanto radicato nella tradizione italiana nonché felice traduttore. Come critico, si occupò di letteratura francese (Alain, Montaigne, Rimbaud), di paraletteratura e di Giacomo Leopardi.
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