PATRIZIA CAVALLI
SE POSSO PERDONARE, ALLORA DEVO
Se posso perdonare, allora devo
riuscire a perdonare anche me stessa
e smetterla di starmi a giudicare
per come sono o come dovrei essere.
Qui non si tratta di consapevolezza
ma è la superbia che mi tiene stretta
in una stolta morsa che mi danna.
Eccomi infatti qui dannata a chiedermi
che cosa fare per essere perfetta.
Tenersi all’apparenza, forse descrivere
soltanto cose in mutua tenerezza.
(da Vita meravigliosa, Einaudi, 2020)
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Patrizia Cavalli "desiderava più di ogni cosa essere vista. Eppure, allo stesso tempo, era quasi ciò che più temeva: era terrorizzata dall'idea di essere imprigionata in un ruolo fisso e definitivo, e quindi doveva sempre mettere alla prova se stessa e gli altri senza mai tenersi in una situazione stabile e consolidata" scrive Emanuele Dattilo. Un invito a non cercare sempre la perfezione, a considerare che anche le debolezze concorrono a formare ciò che siamo. E un augurio alle donne, in questo 8 marzo [anche se l’8 marzo dovrebbe essere tutti i giorni], di essere sempre come sono e non come altri vorrebbero che fossero.
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OLGA SEMËNOVA, “RAGAZZA ALLA SCACCHIERA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Da scalfittura diventare abisso, / da fragile membrana diventare / la corda tesa delle vibrazioni incostanti.
PATRIZIA CAVALLI, Le mie poesie non cambieranno il mondo
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Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022), poetessa e scrittrice italiana. La sua lirica, limpida e diretta, rivela spesso un'intensa drammaticità. Traduttrice di Shakespeare, ha anche riempito i teatri, dando alla letteratura una dimensione scenica, portando in scena l’amata Emily Dickinson.
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