LÉON-PAUL FARGUE
SPLEEN
In una vecchia piazza con giardino
dove l'oceano del maltempo piazza il sedere
sopra una panchina avvilita
dagli occhi di pioggia
a causa d'una bionda
rozza e avvenente
m'annoio
in questo cabaret del Niente
che è la vita.
(da Poesie 1886-1933, Einaudi, 1981 – Traduzione di Luciana Frezza)
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Nella città grigia di pioggia Léon-Paul Fargue dice di "annoiarsi". In realtà è qualcosa di più: è lo spleen, il sentimento reso celebre da Charles Baudelaire, che a quella noia e a quella malinconia forse causata dal maltempo assomma una profonda insoddisfazione esistenziale, un dolore imprigionato che a Fargue fa sentire "l'anima in fondo alle tasche".
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MARA RUCKI, "SPLEEN", 1949
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è il punto dove la prosa decolla.
LÉON-PAUL FARGUE, Lanterna magica
Léon-Paul Fargue (Parigi, 4 marzo 1876 – 24 novembre 1947), poeta e saggista francese. La sua lirica meditativa e immaginosa, inserita nella corrente intimista, concilia l'analisi e la fantasia, in una serie di volumi nei quali la solitudine è motivo fondamentale: solitudine in cui le sue liriche nascono quasi come studî di ritmo e di sensibilità.
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