GESUALDO BUFALINO
CONFIDENZA A UN AMICO IMMAGINARIO
Innamorato d’una, innamorato
per tutti i balli da maggio a settembre,
per tutti i balli di lunga luna,
col grammofono sghembo su due pietre,
e una guancia bruna che s’accalda
e si difende dietro la duna…
Ce n’è voluto di favole e versi,
e frodi di guerra malvagia!
Andavano le amiche sottobraccio,
serie e bambine sul filo di spiaggia:
due così serie per una che rise,
guastandosi una ciocca con le dita.
Un nastro rosso caduto nel mare
cerco e non trovo da quella volta,
e una canzone che nessuno ascolta
mi s’è messa nel capo a cantare,
e sulla sabbia non scrivo che un volto:
innamorato, dunque, innamorato…
(da L’amaro miele, Einaudi, 1989)
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È una poesia che risale alla “festa breve” che fu la gioventù di Gesualdo Bufalino, un’ironica confessione del poeta siciliano sul contrastato e non ricambiato amore per Gessica, che appare anche in altre liriche: “Addio, Gessica, addio, viso perduto: / già remota, con gesti di sonno / navighi un fiume d’aria / fra uno sterminio docile di fiori”.
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DIPINTO DI VLADIMIR VOLEGOV
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LA FRASE DEL GIORNO
Innamorarsi è un lusso, chi non può permetterselo finge.
GESUALDO BUFALINO, Il malpensante
Gesualdo Bufalino (Comiso, 15 novembre 1920 – Vittoria, 14 giugno 1996), scrittore, poeta e aforista italiano. Insegnante, si rivelò tardi alla letteratura pubblicando nel 1981 Diceria dell'untore, con cui vinse il Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte vinse nel 1988 il Premio Strega. Il suo stile ricercato, ricco e "anticheggiante" gli deriva dall’abilità linguistica e da una vasta cultura.
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