Agosto: il mese del caldo, delle ferie e delle vacanze. Il poeta friulano Pierluigi Cappello si trova in un prato e il gioco di sole e ombra lo fa pensare alla parte luminosa di noi. Il poeta ligure Giovanni Descalzo è invece in un porto del Tigullio al tramonto e si gode la beatitudine di quella luce.
DIPINTO DI VLADIMIR VOLEGOV
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PIERLUIGI CAPPELLO
LA PARTE SOLEGGIATA DI NOI STESSI
La parte soleggiata di noi stessi
non somiglia a questo prato d’agosto
che vedi
somiglia piuttosto a una pietra
che il tempo abbia sepolta
nel fondo profondo di noi
oppure sta come un’isola
e noi siamo sponda
ma sempre al di qua di quell’isola
dove io si dice per dire
– per essere – noi.
(da La misura dell’erba, Gallino, 1998)
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GIOVANNI DESCALZO
SERA D'AGOSTO
Stanno alla fonda le barche
leggere su l'acqua ondulante;
ferve di un solo riflesso
giallo-arancione il Tigullio!
Non è più giorno,
non è ancor sera,
l'indugiar della luce ora sembra
l'ampia scia del sole scomparso.
Oh incerto chiarore
del lento giorno d'estate;
oh senza tumulti di fiamme
tramonto d'agosto!
Beatitudine nuova s'effonde
dalla tua calma sapida
di fervidi succhi vitali,
che fanno del sangue
un dolce rivo tepido:
alimento di sogni perenni.
D'ogni figura
che in questa luce s'intaglia,
non scorgi che un nero profilo,
e due pescatori sul bordo
di una barca che oscilla nel golfo
paion viventi polene.
Nella quiete perfetta
tutto si fonde e si placa.
Soltanto l'anima emigra
e vaneggia nell'ansia,
essa che già precorre
turbandosi, il domani.
(da Risacca, All'insegna della Tarasca, 1933)
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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni anno agosto alza fanali d’afa.
LUCIO PICCOLO, Plumelia
Pierluigi Cappello (Gemona del Friuli, 8 agosto 1967 – Cassacco, 1º ottobre 2017), poeta italiano. La sua vita è stata gravemente segnata da un incidente stradale occorsogli quando aveva sedici anni: dallo schianto della sua moto contro la roccia uscì con il midollo spinale reciso e una perenne immobilità. Ha scritto numerose opere, anche in lingua friulana.
Giovanni Descalzo (Sestri Levante, 1902 – 1951), poeta e scrittore italiano. Marinaio, pescatore, contadino, operaio alla Fabbrica Italiana Tubi e infine impiegato comunale. Autodidatta, in lui, come in Angelo Barile e Adriano Grande, Carlo Bo ravvisa “un senso di umile meraviglia, la poesia con un segreto palpito del cuore”.
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