HENRIK NORDBRANDT
DOVUNQUE ANDIAMO
Dovunque andiamo, arriviamo sempre troppo tardi
a ciò che un tempo siamo partiti per trovare.
E in qualsiasi città ci fermiamo
sono le case cui è troppo tardi per tornare
i giardini in cui è troppo tardi per trascorrere una notte di luna
e le donne che è troppo tardi per amare
a tormentarci con la loro impalpabile presenza.
E qualsiasi strada ci sembri di conoscere
ci porta lontano dai giardini fioriti che cerchiamo
e che diffondono il loro pesante odore nel quartiere.
E a qualsiasi casa torniamo
arriviamo a notte troppo tarda per essere riconosciuti.
E in qualsiasi fiume ci specchiamo
vediamo noi stessi solo dopo aver voltato le spalle.
(da Poesia del Novecento in Italia e in Europa, Feltrinelli, 2000 – Traduzione di Bruno Berni)
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Lo spaesamento, l’estraniamento è uno dei temi principali della poetica – e della vita – di Henrik Nordbrandt, poeta danese che dal 1970 dimora in Spagna, Grecia e Turchia. Uno spaesamento – una solitudine “costruttiva” capace di osservare il reale - che è anche dell’amore, se in un’altra sua poesia lo paragona alla fine di Bisanzio, a una città in fiamme da cui si fugge: “doveva somigliare a quel riflesso / nel viso tuo / quando te ne scosti i capelli / e mi guardi”. Ne deriva questa sorta di sfasamento temporale, questo continuo ritardo sul reale.
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ADAM DABROWSKI, “TOWARDS INFINITY”
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LA FRASE DEL GIORNO
Nella vita, le cose che desideriamo hanno la specialità di arrivare troppo tardi.
ISAAC B. SINGER, La famiglia Moskat
Henrik Nordbrandt (Fredericksberg, 21 marzo 1945), poeta, scrittore e saggista danese, debuttò nel 1966 con Poesie. La sua lirica raffinata riflette i temi del Mediterraneo (Italia, Grecia e Turchia) dove soggiorna a lungo assorbendone colori, suoni e paesaggi, sulla passione erotica e l’assenza dell’amata.
2 commenti:
E' vero, spesso quando ci accorgiamo di quello che veramente è importante per noi è davvero troppo tardi...
succede, vaghiamo come ciechi talvolta nella realtà, inseguendo più che i sogni le chimere
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