ROBERT FROST
IL TELEFONO
«Oggi, arrivato al punto più lontano da qui
Della mia passeggiata,
Un'ora c'è stata
Tutta tranquilla
Che accostando l'orecchio contro un fiore
Ti ho sentita parlare.
Non dirmi che non è vero, ti ho sentita, dicevi...
Parlavi da quel fiore che hai sul davanzale...
Ti ricordi che cosa dicevi?».
«Dimmi prima che cosa tu hai creduto di udire.»
«Trovato il fiore, un'ape ho allontanata,
La testa ho reclinata,
E sorreggendo lo stelo
Ho ascoltato, ho creduto capire la parola...
Quale parola? Mi chiamavi per nome?
O tu dicevi... qualcuno
Diceva "vieni"... e chiamandomi udivo.»
«Ad alta voce no, ma forse questo ho pensato.»
«Allora eccomi, sono arrivato.»
(da Mountain interval, 1916 – Traduzione di Giovani Giudici)
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Il poeta americano Robert Frost mi ha sempre affascinato per queste sue “visioni” che scavano nei rapporti umani e giungono fino al «cuore di tenebra». La strada non presa che genera a un bivio altre strade sulle quali non si tornerà mai senza sapere cosa ci avrebbero riservato, lo scintillio indefinito di qualcosa intravisto in un pozzo, l’incontrarsi per un istante per poi passare oltre, la conoscenza del lato oscuro, il desiderio di solitudine per ritrovarsi. E poi c’è questo idillio romantico, questo gioco d’innamorati in cui a fare da telefono senza fili , quasi ottant’anni prima della diffusione dei cellulari, sono due fiori, veicolo dell’empatia. A evidenziare quello che lo stesso Frost scrisse sulla “meraviglia” della poesia: “Per me la gioia iniziale è nella sorpresa di ricordare qualcosa che non sapevo di sapere. Sono in un posto, una situazione, come materializzato da una nuvola o sorto da terra. V’è un felice riconoscimento del lungamente perduto e il resto segue. Lo stupore per le riserve inaspettate seguita a crescere passo passo”.
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Fotografia © District of charm
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LA FRASE DEL GIORNO
Che dolce cosa è amare, quando non vi sono ostacoli alle amabili catene con cui due cuori si legano l'un l'altro!
MOLIÉRE, Le furberie di Scapino, Atto III, scena I
Robert Lee Frost (San Francisco, 26 marzo 1874 – Boston, 29 gennaio 1963), poeta statunitense, vincitore di quattro Premi Pulitzer. Le sue poesie, attraverso la raffigurazione con una notevole padronanza del linguaggio colloquiale della vita rurale del New England all’inizio del ‘900, indagano temi sociali e filosofici. La strada non presa è la sua poesia più celebre.
2 commenti:
...credo che ogni persona deve sviluppare i propri talenti...è che alle volte non si riesce a capirli/conoscerli proprio perchè non ha ascoltato il "silenzio"....o semplicemente ha timore del silenzio ...come dicevi tu nel commento che mi hai lasciato l'altro giorno..." le grandi anime si interrogano di continuo."..e alle volte sentono....e per fortuna ne lasciano degli scritti, come ne è esempio questa bellissima poesia.
ciao Vania
c'è poi questa affinità che non si può spiegare, quella che di solito si definisce "empatia"
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