JACQUES PRÉVERT
SOTTO IL VOMERE
Sotto il vomere del tuo dolce sguardo d’acciaio
il mio cuore s’è scavato
e in questa terra arata
il fiore dell’addio ha cominciato a urlare
Oggi
nella medesima città
la città dove ci siamo lasciati
io sono il solo a vedere la tua statua
in piazza della Scomparsa
Già migliaia di giorni son passati
dall’ultimo giorno che t’ho baciata
e talvolta io mi guardo nello specchio
senza avere il coraggio di radermi
E capita sempre di lunedì
il lunedì i barbieri sono chiusi
e io mi annoio
Allora spalanco la finestra
e ti chiamo
e tu sei lì
con un rasoio d’oro e un pennello d’argento
e la gran bagnarola del tuo ultimo amante
nella sua quaranta cavalli fiammante e rombante
Io ti raggiungo
e mi faccio la barba come mai nessun re se l’è fatta
e mi faccio il bagno a centocinquanta all’ora
come nessuno al mondo
ha fatto mai il bagno
tranne quelli a cui la cosa è accaduta
Non ti chiedo nemmeno dove andiamo
e non è per discrezione
ma perché sono sicuro
che tu non ne sai nulla
E come sempre mi poni indovinelli
mi domandi in che giorno è nata la morte
o se la vita un giorno dovrà morir del tutto
poi mi domandi perché mai io rido
e come mai ci siamo lasciati
Un cognome con il de sta seduto al volante
la macchina è sua
ma lui non sa di preciso chi c’è dentro
Io le mie mani tutte insaponate
gliele sbatto sugli occhi
Cucù chi è
E la macchina fa un balzo tale che…
Ma sempre ci sarà un buco nel muro
dell’inverno per rivedere l’estate più bella
Nella ferramenta ritorta e spezzata il sangue schizzato
un gran falò è scoppiato
E senza che nessuno li chiami
i ricordi felici vengono a dir presente
a riprendere posto accanto al fuoco vivo
Il tempo non sa l’ora
l’ora non dice il tempo
Un giorno un lampo di calore
ci ha trapassati entrambi
cicatrice felice della felicità
chi mai potrebbe cancellarla.
(da La pioggia e il bel tempo, 1951 - Traduzione di Ivos Margoni)
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Jacques Prévert con toni via via ironici, surreali e addirittura grotteschi che si trasformano infine in malinconici e nostalgici, disegna l'immagine di un uomo abbandonato dall'amata - resta impresso quel suo "sguardo d'acciaio" che come un vomere ara il terreno del sentimento fino a fare sbocciare "il fiore dell'addio". Il tempo passa, i giorni scorrono e all'assenza di lei è stata addirittura eretta una statua. Ed è tutto quello che resta: il ricordo, "un buco nel muro dell'inverno per rivedere l'estate più bella”.
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FOTOGRAFIA © LEE SEONGHAK/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
Anche se la felicità si dimentica un po' di te, non dimenticarla mai del tutto.
JACQUES PRÉVERT, Spettacolo
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Jacques Prévert (Neuilly-sur-Seine, 4 febbraio 1900 – Omonville-la-Petite, 11 aprile 1977), poeta e sceneggiatore francese. Surrealista, anarchico, polemico, umorista: molte sono le facce di Prévert, ma una la convinzione che sottende la sua poetica: l’amore è l’unica salvezza del mondo

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