martedì 21 dicembre 2021

Nel bianco tempo astrale


FERNANDO BANDINI

METEORA CONTEMPLATA DA UNA SCUOLA CAMPESTRE

È questa l'ora
che una fredda meteora picchia agli usci
di remoti casali dichiarando il suo nome
in una lingua sconosciuta,
l'ora che la galassia
scende dai cieli e nell'aria si muta
in polverìo di neve.

Che la grande finestra dell'aula volta a nord
verso il bosco e la landa
con un piccolo tremito riceve
l'urto del vento. Fuori
c'è un rintocco remoto di campana,
c'è il fumo dei camini
che per un poco sale
diritto, poi si sbanda;

c'è un merlo sopra un ramo che trasecola
nel bianco tempo astrale:
lo guardano dai vetri i miei bambini
aprendosi una specola
tra i rabeschi del ghiaccio col calore
del fiato.

È l'ora che l'Europa si dimentica
dei suoi giorni di sole. La bufera
ha sepolto le basi della Nato
e più non fa rumore il passo degli eserciti
sulle strade del secolo innevato.

(da Meridiano di Greenwich, Garzanti, 1998)

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L’inverno, con la sua meraviglia di neve e di ghiaccio, inizia ufficialmente oggi con il solstizio, per la precisione un minuto prima delle 17. Ho scelto questa poesia di Fernando Bandini perché esprime – sono parole di Ugo Fasolo, che curò l’edizione del 1958 di Pianeta dell’infanzia, che ne conteneva una versione diversa – “Il desiderio di un paese immaginoso, nitido, nuovo e mite”, un paese in cui la neve copre e livella ogni cosa e spicca allora il “mondo meravigliato della fanciullezza”, quello che si stupisce e gioisce del manto bianco: “Fossero i miei versi quello che la neve / è per i bambini quando si svegliano / e guardano dal vetro sbalorditi la lieve / polvere caduta da lontani mondi”.

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FOTOGRAFIA © ROLAND JUHÁSZ/PEXEL

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LA FRASE DEL GIORNO
Sotto i cumuli di neve dormono i fiori, / sognando i loro sogni di sole e giugno.
HARRIET PRESCOTT SPOFFORD




Fernando Bandini (Vicenza, 30 luglio 1931 - 25 dicembre 2013),  poeta, scrittore e docente italiano di stilistica e metrica presso l'Università di Padova. Aveva la capacità di scrivere non solo in italiano ma anche nel dialetto vicentino e in latino, lingua che aveva appreso nonostante non avesse praticato studi classici.


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