PIERO JAHIER
DICHIARAZIONE
Altri morirà per la Storia d'Italia volentieri
e forse qualcuno per risolvere in qualche modo la vita.
Ma io per far compagnia a questo popolo digiuno
che non sa perché va a morire
popolo che muore in guerra perché "mi vuol bene"
"per me" nei suoi sessanta uomini comandati
siccome è il giorno che tocca morire.
Altri morirà per le medaglie e per le ovazioni
ma io per questo popolo illetterato
che non prepara guerra perché di miseria ha campato
la miseria che non fa guerre, ma semmai rivoluzioni.
Altri morirà per la sua vita
ma io per questo popolo che fa i suoi figlioli
perché sotto coperte non si conosce miseria
popolo che accende il suo fuoco solo a mattina
popolo che di osteria fa scuola
popolo non guidato, sublime materia.
Altri morirà solo, ma io sempre accompagnato:
eccomi, come davo alla ruota la mia spalla facchina
e ora, invece, la vita.
Sotto ragazzi,
se non si muore
si riposerà allo spedale.
Ma se si dovesse morire
basterà un giorno di sole
e tutta Italia ricomincerà a cantare.
(da Con me e con gli Alpini, Edizioni de “La Voce”, 1920)
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Oggi è il 4 novembre, giornata dedicata alla memoria dei caduti della Prima guerra mondiale. Sto leggendo La guerra dei nostri nonni, il libro di Aldo Cazzullo con le testimonianze sul conflitto, definito da Papa Benedetto XV “inutile strage”. Fu una guerra atroce e insensata, condotta dal comando italiano con un’incoscienza al limite del sadismo. A fare da contraltare a quegli ordini di attacco contro ogni ragione e contro ogni logica, vi era però l’umanità delle truppe, della “carne da macello” usata dai governanti per avanzare di pochi chilometri sulle cartine geografiche. A loro vada il nostro ricordo in questi anni in cui, ricorrendo il centenario, si susseguono mostre, film e e manifestazioni commemorative. A loro, che ebbero il rispetto degli ufficiali inferiori come il tenente Piero Jahier, che si arruolò volontario tra gli Alpini per “ritrovare se stesso” in mezzo a quella varia umanità popolare: contadini analfabeti, artigiani, padri di famiglia richiamati, poveri cristi usati come arma da quei sovrani che litigano per i possedimenti e poi “se scambieno la stima / boni amichi come prima. / So cuggini e fra parenti / nun se fanno comprimenti: / torneranno più cordiali / li rapporti personali”, come recita una poesia di Trilussa.
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ALPINI IN AZIONE, 1915 - FOTOGRAFIA © WIKIMEDIA
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LA FRASE DEL GIORNO
Critican sempre perché mi accompagno / cogli inferiori / Ma non mi accompagno cogli inferiori: /mi accompagno coi miei uguali.
PIERO JAHIER, Con me e con gli alpini
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