KIKUO TAKANO
A TE (IV)
Mai ci siamo abbracciati, perché
eravamo per noi stessi un labirinto:
io non sapevo che fare accanto a te,
tu pure accanto a me eri smarrita
e non potevi andare avanti o indietro,
piangevi sommessa e io
ero più scontento di prima.
Da allora son passati dieci anni.
Resistendo a ogni cosa che passa
- al sogno, al tempo e all'ira - mi trovo
ancora dove mi son perso allora.
(da Scarsità d'amore, 1961 - Trad. Yakuto Matsumoto e Paolo Lagazzi)
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Capita che la vita ci collochi in un labirinto dal quale non siamo in grado di uscire: continuiamo a sbattere contro gli stessi muri, a ripercorrere le stesse strade senza trovare la via d'uscita. Oppure restiamo fermi a lungo incapaci di proseguire. Ed è un labirinto che molto spesso siamo proprio noi a creare, come questo amore nelle cui pastoie è prigioniero il poeta giapponese Kikuo Takano: un amore in cui l'uomo e la donna sono "come due specchi / di fronte l'uno all'altro" che riflettono soltanto il vuoto tra i due.
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SIMON PAIS, “BPY TAKING A REST”
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LA FRASE DEL GIORNO
Il voler bene non si compra, non si vende, non si impone con il coltello alla gola, né si può evitare: il voler bene succede.
JORGE AMADO, Teresa Batista stanca di guerra
2 commenti:
la poesia mi piaciucchia...ma la foto la trovo ORRIBILE...artistica ma orribile..sorry :(
ciaoo Vania:)
allora ha colpito nel segno, la foto: voleva appunto risultare squallida come il vuoto che permea la poesia
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