CHARLES BUKOWSKI
LA VITA DI BORODIN
La prossima volta che ascolti Borodin
ricorda che era solo un farmacista
che scriveva musica per distrarsi;
la sua casa era piena di gente:
studenti, artisti, barboni, ubriaconi,
e lui non sapeva mai dire di no.
la prossima volta che ascolti Borodin
ricorda che sua moglie usava le sue composizioni
per foderare la cuccia del gatto
o coprire vasi di latte acido;
aveva l’asma e l’insonnia
e gli dava da mangiare uova à la coque
e quando lui voleva coprirsi la testa
per non sentire i rumori della casa
gli lasciava usare soltanto il lenzuolo;
per giunta c’era sempre qualcuno
nel suo letto
(dormivano separati quando proprio
dormivano)
e siccome tutte le sedie
erano sempre occupate
spesso lui dormiva sulle scale
avvolto in un vecchio scialle;
era lei a dirgli di tagliarsi le unghie,
di non cantare o fischiare
di non mettere troppo limone nel tè
di non schiacciarlo col cucchiaino;
Sinfonia n.2 in si minore
Il principe Igor
Nelle steppe dell’Asia centrale
riusciva a dormire solo mettendosi
un pezzo di stoffa scura sopra gli occhi;
nel 1887 partecipò a un ballo
all’Accademia di medicina
indossando un allegro costume nazionale;
sembrava finalmente di un’insolita gaiezza
e quando cadde sul pavimento,
pensarono che volesse fare il pagliaccio.
la prossima volta che ascolti Borodin
ricorda...
(da Burning in Water, Drowning in Flame, 1972 - Traduzione di Vincenzo Mantovani)
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La cinica crudezza caratteristica dei versi del poeta e romanziere americano Charles Bukowski è presente anche in questa Vita di Borodin, ma risulta attenuata da una sottile vena di malinconia che la attraversa tutta nel rappresentare il grande musicista russo succube della moglie e stressato dalla sua vita di chimico, tanto da arrivare a scrivere musica per sfuggirvi. L’antisociale, l’anticonformista Bukowski simpatizza con il povero Aleksandr Borodin, sempre troppo dentro le righe, sempre controllato, tanto da destare stupore quando, stroncato da un attacco cardiaco, crollò al suolo il 27 febbraio 1887 ad un festoso ballo della sua Accademia.
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BUSTO DI BORODIN A SAN PIETROBURGO © ALEX756
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LA FRASE DEL GIORNO
Mi piace pensare alla musica come a una scienza delle emozioni.
GEORGE GERSHWIN, The Composer in the Machine Age
Henry Charles "Hank" Bukowski Jr., nato Heinrich Karl Bukowski noto anche con lo pseudonimo Henry Chinaski, suo alter ego letterario (Andernach, Germania, 16 agosto 1920 – Los Angeles, California, 9 marzo 1994), poeta e scrittore statunitense. Romanzi e poesie trattano della sua vita in un rapporto morboso con l'alcol e il sesso, nel genere definito “realismo sporco”.
5 commenti:
...be' la musica la sto ascoltando è bella...e la poesia...è VIVA ...e :
"Mi piace pensare alla POESIA come a una scienza delle emozioni. :)))
ciaooo Vania
...musica...finale degno di applausi.:)
anche la poesia è scienza delle emozioni - devo confessare che Bukowski non mi emoziona però troppo
E' che io non riesco a considerarlo un poeta. Ma ciò che ho letto di lui mi è sempre arrivato. Non sarà che ha reso poesia la sua vita, a modo suo?
Io ho sempre pensato che Bukowski alla fine ci marciasse... è per questo che non mi emoziona: artefatto, sopra le righe, poco poetico. E infatti questa è la prima sua poesia che ho proposto. Poi è questione di gusti: neppure Brecht mi piace o Grass, che pure danno grandi prove come drammaturgo l'uno e romanziere l'altro.
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