Le loro opere, le loro operazioni, le loro imprese, dal 1945 ad oggi, parlano soltanto di pace e di solidarietà.
GIOVANNI LUGARESI, Alpini di pace. Mezzo secolo sul fronte della solidarietà
Oltre quattrocentomila alpini ieri hanno "invaso" Bassano del Grappa e sfilato per oltre dieci ore nelle strade della città in occasione della loro 81ª adunata nazionale. Una parata che non ha nulla di bellico, ma che è festosamente improntata sulla memoria e sulla solidarietà: infatti, ad aprire ogni raggruppamento regionale c'erano le divise fosforescenti della protezione civile, i cani da soccorso, i volontari che si prodigano non solo nelle zone colpite da calamità, ma anche sul territorio con interventi di tipo ambientale e di sicurezza. Dietro di loro le migliaia e migliaia di alpini in congedo, che marciavano al passo tipico cadenzato dalle bande e dalle fanfare, mentre un immenso coro intonava canti di montagna, ripresi dalla gente che dietro le transenne assisteva, anzi partecipava all'adunata con bandiere tricolori.
Questi sono gli alpini oggi: hanno riversato quel loro innato spirito di corpo che nelle guerre in cui furono comandati di combattere consentì di scrivere pagine di epico sacrificio in un altruismo che amano chiamare con un neologismo "alpinità". Così si spiegano i milioni di ore spesi per la solidarietà, i sei milioni di euro raccolti in un anno e destinati a infrastrutture in paesi poveri - l'ultimo beneficiario è stato il Mozambico.
"L'Italia semplice, che crede nell'uomo senza considerarlo per i soldi che ha in tasca, che sente l'amicizia nel modo autentico, che tiene conto della sacralità della patria, che ha passione per la montagna, si ritrova, la domenica mattina, a formare i blocchi di sfilamento. E per ore ed ore, col sole o con la pioggia, è felice di percorrere i viali imbandierati e respirare un'aria diversa dalla mortificante quotidianità cui sembriamo essere condannati" scrive il direttore Vittorio Brunello nell'editoriale di aprile del mensile "L'Alpino".
Perché non fanno politica gli alpini: è espressamente sancito dallo statuto dell'associazione: non chiedono al loro prossimo di che colore sia, lo aiutano e basta. E questo è un grande pregio: i fondi dell'amministrazione statunitense stanziati nel 1976 per le popolazioni terremotate del Friuli non furono consegnati nelle mani dello stato italiano, ma in quelle generose dei vertici dell'Associazione Nazionale Alpini.
Memoria si era detto: tramandare le tradizioni e non dimenticare chi ha dato la vita per l'Italia, anche vanamente, anche per fini sbagliati - le campagne in Grecia e Albania nel 1941 e quella tragica di Russia nel 1942-43, per esempio - è uno dei doveri impostisi dall'associazione. "«Ricordate!» ci comandano questi ventenni fermati in quel tempo, che oggi ai giovani sembra remotissimo e a noi vecchi dell'altroieri" scrisse Mario Rigoni Stern sulla "Stampa" del 23 maggio 2005. Ecco perché è stata scelta Bassano del Grappa, ecco perché furono scelte Asiago nel 2006 e Cuneo nel 2007.
L'appuntamento per il prossimo anno è a Latina, il 9 e 10 maggio. Con lo stesso spirito che nel marzo 1918 faceva scrivere al poeta Piero Jahier, tenente degli alpini, questi versi:
Uno per uno
bastone alla mano
e alla salita cantiamo
Se chiedi le reni rotte alla mina
se chiedi il polso della gravina
se chiedi il ginocchio piegato a salire
se chiedi l'amore pronto a patire:
son io, l'alpino, rispondiamo
e all'adunata corriamo.
da "Prima marcia alpina", in "Con me e con gli alpini", 1919
* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *
LA FRASE DEL GIORNO
Non bisogna dire, gli altri ce la facciano, bisogna aiutarli.
CESARE PAVESE, La luna e i falò
2 commenti:
Ciao, a Bassano del Grappa c'ero anch'io [Sezione di Bergamo]
bellissima adunata.
mario / Berghem de sass!
Ciao, Mario. A quanto vedo dal motto, eri a Silandro con il Gruppo Bergamo. Io a Merano al reparto comando e trasmissioni Orobica.
Posta un commento