Una figura molto particolare del Surrealismo spagnolo fu Juan Larrea: per molto tempo addirittura venne messa in dubbio la sua esistenza, si pensava che il suo fosse un nom de plume o un eteronimo. Le sue poesie venivano infatti presentate da un altro poeta spagnolo, Gerardo Diego, che le pubblicava sulla rivista Carmen. Diego in realtà non faceva altro che tradurre i versi di Larrea, scritti in francese, la lingua ufficiale del Surrealismo, cui peraltro egli non aderì mai ufficialmente. Le sue poesie non sono mai state raccolte in volume.
Nato nei paesi baschi, a Bilbao, nel 1895, Larrea lavorò all’Archivio storico nazionale di Madrid prima di trasferirsi a Parigi e intraprendere la strada della poesia a contatto con i dadaisti e i surrealisti: divenne amico di César Vallejo e fondò con lui una rivista dalla breve durata, solo due numeri. Alla morte prematura di Vallejo si trasferì ancora una volta, a New York – erano gli anni della guerra di Spagna - “mi trovai a navigare nel grande oceano della Cultura”. Dopo la seconda guerra mondiale trovò finalmente la sua collocazione in Argentina, dove rimase ad insegnare letteratura e a onorare la memoria di Vallejo con una rivista di studi dedicati all’amico.
La poesia di Larrea è un ibrido: non è spagnola e non è francese, ma ha influenzato molto i surrealisti spagnoli, da Gerardo Diego a Vicente Aleixandre, dal Garcia Lorca di Poeta in Nueva York all’Alberti degli angeli. Vittorio Bodini nota che “quello che più sorprende nelle visioni o equivalenze d’atmosfere che Larrea pesca dal proprio fondo è la straordinaria attitudine delle cose a compier atti o a provar sentimenti che siamo ben lontani da prevedere, ma la forza di persuasione del poeta ce li fa accettare nel modo più piano”. La sua ricerca è all’interno del dramma metafisico umano, è un affidarsi allo strumento della parola per cercare di distinguere tra uomo e poeta con uno stile che talora fa pensare alla scrittura automatica ma che non transige mai dalla logica. Nota ancora Bodini: “Ciò che cerca è l’estensione dell’io sino a includere i più remoti angoli dell’universo, l’annessione dell’altra faccia della vita, sogno ed inconscio, la dislocazione di sé, la moltiplicazione del reale in ipotesi”.
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SEQUENZA DI SUONI ELOQUENTI...
Sequenza di suoni eloquenti tendenti a splendore poesia
è questo e questo e questo
E ciò che giunge a me in qualità di innocenza oggi
che esiste perché io esisto e perché il mondo esiste
e perché tutti e tre possiamo correttamente cessar di esistere
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O DI OCEANO
Antonio
le navi caricano e scaricano come gli occhi dei testimoni
ma con tutto ciò son ben lontano dall'amare la boxe
lontano dalla vita lontano dalla morte
lontano dal pensare alla spugna bucherellata di punti di vista
Sui lillà di carne che assorbono l'equinozio
guarda questo colore di frase guarda questi nodi di ruscello
guarda questa speranza che cambia livello sotto i tuoi occhi
e queste pieghe di speranza che la rivestono
Vecchia zitella il mare
s'allontana soave
Ha un nodo alla gola ma io son lontano
lontano dalla morte lontano dalla vita
lontano dal circondare d'attenzione le mie vecchie ossa di prateria
avendo come sola esperienza le nebbie
Antonio amico mio
non ci sarebbero volti senza paesaggi dopo la pioggia
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SPINE QUANDO NEVICA
(Nell'orto di Fray Luis)
Sognami sognami presto stella di terra
coltivata dalle mie palpebre afferrami per le mie anse d'ombra
stregami d'ali di marmo in fiamme stella stella nelle mie ceneri
Potere poter trovare infine sotto il mio sorriso la statua
d'una sera di sole i gesti a fior d'acqua
gli occhi a fior d'inverno
Tu che nell'alcova del vento stai vegliando
l'innocenza del dipendere dalla volante bellezza
che si tradisce nell'ardore con cui le foglie cercano il petto più debole
Tu che prendi luce e abisso ai margini di questa carne
che cade ai miei piedi come vivezza ferita
Tu che in selve d'errore eri smarrita
Fa' conto che un'oscura rosa del mio silenzio viva senza lottare e senza uscita
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NON ESSERE ALTRO
Non essere altro che un filamento di terra ma implicato nella caccia
ai daini
una combinazione
di alito e di povere
avere un gilè senza un'ombra di edera
e un po' di sera fra i mattoni del cuore.
(da Poesia española. Antología 1915-1931, Madrid, 1932 – Trad. Vittorio Bodini)
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LA FRASE DEL GIORNO
Parzialmente seduto su un filone d’anima non oso / dondolarmi per paura che cielo e terra facciano stridere i cardini della nostra vita privata.
JUAN LARREA
2 commenti:
...difficile per me...ma la mia impressione è come se volesse descrivere tutto ...un diario di oggetti/sentimenti/persone insieme ....senza distinzione di chi ha più valore.
ciao Vania
è quello che fa il surrealismo: andare al di là della realtà attraverso l'automatismo psichico, utilizzando liberamente le associazioni di parole e immagini tipiche del nostro inconscio durante i sogni
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