GIACOMO PRAMPOLINI
SULL'APPENNINO GLI DÈI
Sull'Appennino gli dèi
ancora colgono timi;
gli spiriti della natura
nei luoghi più selvaggi
danzano al sole,
poi tra le foglie dormono.
Allora il vento dal valico porta
respiri eterni,
ignote parole -
e chi le sente
sa senza apprendere:
cose del sonno e del tempo.
(da “Molte stagioni”, Mondadori, 1962)
.
Ci sono posti, ancora oggi, in questa società delle tecnologie più avanzate e dei social network, dove il tempo sembra non esistere, al di là dell’alternarsi del giorno e della notte e del ritmo delle stagioni. I boschi, per esempio: lì, come Charles Baudelaire, possiamo sostare in “un tempio dove pilastri vivi / mormorano a tratti indistinte parole, / L’uomo passa tra foreste di simboli / che l’osservano con sguardi familiari”.
È proprio questo che ci dice Giacomo Prampolini, critico, divulgatore di lingue straniere e poeta, nato a Milano nel 1898, vissuto a lungo a Spello e morto a Pisa nel 1975: sull’Appennino, in un luogo isolato, si sente creatura terrestre intimamente connessa con la natura e, con l’anima stupita, lontano dal mondo degli uomini, riesce a comprendere il misterioso respiro dell’eterno, gli arcani del sogno e del tempo.
Fotografia © Daniele Riva
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LA FRASE DEL GIORNO
Alla natura si comanda solo ubbidendole.
FRANCIS BACON, Novum Organum, I, 3
3 commenti:
..incredibilmente vero.
...sai che mi viene in mente ...la canzone di Battiato al... Cafè della Pax...che adoro.
ciao Vania
...Caffè de la Paix...:)
Sì, in effetti Battiato parla delle conoscenze che si hanno in sogno. Prampolini compie lo stesso procedimento, all'inverso: da svegli percepire le conoscenze del sogno.
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