Che altro dire di Maria Lusia Spaziani, la poetessa italiana di cui ricorre oggi il centenario della nascita? Dal lungo elenco di testi pubblicati sul Canto delle Sirene, si può evincere che sia tra le mie predilette. Va ben oltre l’essere stata allieva di Montale e amica e musa: certo, ne subì l’ascendenza poetica, ma applicandola alle sue trasposizioni di dati oggettivi e autobiografici e aggiungendovi la frequentazione della letteratura francese. La sua idea di poesia? Lasciamo parlare lei stessa – da un’intervista del 2003: “La poesia svolge un ruolo analogo a quello della preghiera: un momento di solitudine con se stessi, con lo sguardo proiettato oltre la quotidianità, che ha bisogno di un luogo (la chiesa) dove sussiste una delimitazione spazio-temporale rispetto al quotidiano. Con la poesia succede la stessa cosa. La poesia è contemplazione. Anche se ci si riferisce a oggetti concreti, si tende a creare un alone di solitudine intorno alle cose che si stanno guardando”.
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SERE DI INVERNO
Sere di inverno al mio paese antico,
dove piomba il falchetto dentro i pozzi
d'aria, tra l'uno e l'altro campanile.
Sere rapite a un'onda di sambuchi
invisibili, ai vetri dei muretti
d'ultimo sole accesi, dove indugia
non so che gusto d'embrici e di neve.
Vorrei cogliervi tutte, o mie nel tempo
ebbre, sfogliate voci lungo l'arida
corona dell'inverno,
e ricomporvi in musica, parole
sopra uno stelo eterno
(da Le acque del sabato, Mondadori, 1954)
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SCILLA
Il peschereccio che dà un ritmo al mare,
che ne segna il respiro con rantoli e tonfi
tu non lo scorderai, Amleto ossessionato
dal silenzio inconsueto.
Nel vasto vuoto - pieno solo di cielo -
le parole salivano, mongolfiere d’argento,
a incidersi in azzurri troppo tersi.
Si persero nel nulla. Le raccatta il ricordo.
Altra illusione, i versi.
(da Geometria del disordine, Mondadori, 1981)
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A SIPARIO ABBASSATO
Quando ti amavo sognavo i tuoi sogni.
Ti guardavo le palpebre dormire,
le ciglia in lieve tremito.
Talvolta
è a sipario abbassato che si snoda
con inauditi attori e luminarie
- la meraviglia.
(da La stella del libero arbitrio, Mondadori, 1986)
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PIETÀ PER I GRANAI
Mi travolge Internet come un ciclone
di voci aliene. Così in una festa
ben preparata, con amici scelti,
irrompono fameliche le turbe.
Pietà per i granai con tanto amore
raccolti lungo gli anni. Cavallette
terribili si annunciano e divorano
il nostro tempo sacro.
(da Poesie dalla mano sinistra, Mondadori, 2002)
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Altre poesie di Maria Luisa Spaziani sul Canto delle Sirene:
- Alle vittime di Mauthausen
- Aspetto quella sposa
- Bilanci consuntivi
- Canto gregoriano, corale luterano
- Carnevale di Nizza
- Chi ritorna da un viaggio lunghissimo
- Chissà perché
- Colle Oppio
- Come zucchero
- Darsi la mano di lontano
- E intanto scrivo
- Entro in questo amore come in una cattedrale
- Eri un roseto. Il fiato che si smorza
- Febbraio di cristallo, tutto brilla
- Febbraio traditore
- Forse di questo amore ancor non detto
- Gli anni si accavallano a riccioli di spuma
- Gutenberg
- Ho avuto più di quanto meritassi
- I frutti del compenso
- Il calore giusto
- Il cerchio
- Il mondo non ascolta che rumori
- Il naufrago che agita lanterne
- Il sogno giusto
- La cometa
- La giovinezza
- La morsa del salto
- La prigione
- Le alte avventure
- L’eloquenza
- Lettera 1951
- Lo spirito del fieno impregna l’anima
- Lo spirito ha bisogno del finito
- Minima antologia palatina
- Mi scrive il Barbanera da Foligno
- Mitologia
- Non chiedermi parole
- Nulla di nulla
- Oggi è l’Epifania. Di che cosa?
- Ore 14.47
- Papà, radice e luce
- Poetica
- Prima che
- 4 aprile
- Riflesso di un riflesso
- Scatola nera
- Scorreva un vento caldo
- 30 giugno
- Una barchetta pazza
- Un fresco castagneto
- Un verso
- Venerdì santo
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia per me è il lingotto d’oro: rappresenta la possibilità della verità detta in una forma non intercambiabile e della concentrazione di tutti i significati.
MARIA LUISA SPAZIANI, Italia Libri, 25 luglio 2003
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Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.
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